Sul delitto di Tarquinia arrivano le prime conferme investigative. Non c'è ancora una confessione, ma comincia a delinearsi un quadro plausibile di una morte assurda. Dario Angeletti, docente di Ecologia all'Università della Tuscia, 50enne, sposato, padre di due figli, conosciuto e apprezzato dalla comunità locale, sarebbe stato ucciso perché considerato un rivale in amore da parte del fermato, il 68enne accusato dalla Procura di Civitavecchia di omicidio volontario.

Un uomo che avrebbe avuto precedenti per stalking e che si era invaghito di una ricercatrice che Angeletti conosceva. Il biologo marino era stato trovato lo scorso 7 dicembre da un passante privo di vita nella sua auto.

Tarquinia, le pressioni del presunto assassino per la ricercatrice

Si attende domani, 11 dicembre, l'interrogatorio di garanzia per la convalida del fermo del tecnico universitario in pensione accusato dell'omicidio del biologo marino avvenuto lo scorso martedì nel parcheggio delle Saline di Tarquinia. A notificargli il provvedimento nel reparto protetto dell'ospedale Belcolle di Viterbo dove si trova ed è piantonato, sono stati i carabinieri della compagnia di Tuscania.

Il professore lo scorso martedì era nel suo laboratorio di Ecologia all'ingresso delle Saline dove conduceva studi sui sistemi biologici per conto dell'Università della Tuscia. Intorno alle 13 e 30 si era allontanato per andare a prendere un panino e non è più tornato. Dal fascicolo d'indagine iniziano a emergere dettagli che spiegherebbero la sua morte violenta che è sembrata un'esecuzione in stile mafioso. Nell'inchiesta della Procura di Civitavecchia, si fa riferimento a una condotta persecutoria del 68enne verso una ex studentessa, oggi 39enne, diventata poi ricercatrice, con cui avrebbe avuto una relazione e da cui era ossessionato al punto che per lei si sarebbe separato dalla moglie. L'indiziato avrebbe riservato attenzioni insistenti alla ricercatrice che come lui abitava a Pavia, città nella quale, in passato, il fermato aveva lavorato come ricercatore presso l’università.

La donna, esasperata, aveva deciso di cambiare vita e dopo aver vinto un concorso all'Università della Tuscia, al Dipartimento di Biologia, lo stesso in cui insegnava Angeletti, si era trasferita nel viterbese. L'uomo per seguirla, era andato a stare a San Martino del Cimino dove da qualche mese aveva affittato una casa. Si tratta dell'appartamento, ora sottoposto a sequestro, dove martedì notte è avvenuta la perquisizione dei carabinieri durante la quale l'uomo si è sentito male ed è stato portato all'ospedale di Viterbo.

In un quadro ossessivo, sarebbe maturato il disegno omicida: la 'colpa' del professore sarebbe stata quella di aver cercato di aiutare la donna perseguitata, o forse solo di conoscerla.

Per l'omicida che avrebbe frainteso i rapporti tra i due, considerandolo un concorrente, una situazione inaccettabile. Per gli inquirenti, un femminicidio mancato. Se il gip accoglierà la richiesta del pm, l'ex tecnico universitario, una volta dimesso dall'ospedale, andrà in carcere.

Tarquinia, l'arma non ancora trovata

Il mistero di quest'omicidio è in parte ancora da risolvere. Manca all'appello l'arma che ha ucciso Angeletti. Uno solo il colpo esploso a distanza ravvicinata all'interno della sua auto da un'arma di medio calibro. I carabinieri hanno trovato il bossolo durante un sopralluogo sul piazzale dove è avvenuto il delitto. Ieri all'istituto di Medicina legale della Sapienza di Roma, è stata svolta l'autopsia sul corpo del professore: darà la conferma ufficiale sulla morte.

Il suo assassino l'avrebbe seguito al parcheggio per poi chiedere un 'chiarimento', ma l'azione delittuosa sarebbe stata studiata e al fermato, che ha un regolare porto d'armi, potrebbe essere contestata la premeditazione.

L'assassino ha affiancato il biologo, è sceso dalla sua auto, ha aperto lo sportello lato passeggero della Volvo del docente e ha esploso il colpo che ha raggiunto la vittima alla tempia destra. Poi è fuggito: chi l'ha ucciso conosceva quel posto, sapeva come arrivarci e come abbandonarlo alla svelta. Le telecamere di videosorveglianza presenti sul piazzale sono state decisive nell'indagine svolta fin qui: non abbastanza vicine da inquadrare i dettagli, indispensabili per risalire alla targa dell'auto del fermato.

Accertamenti su celle e tabulati telefonici avrebbero fatto il resto.

Tarquinia, lutto cittadino

Docente appassionato del suo lavoro, delle gite in barca e del mare che studiava, delle moto, disponibile con tutti, tanto più con gli studenti: lo ricordano così i colleghi universitari e i concittadini. Tarquinia si prepara a dare l'ultimo saluto al concittadino, figlio di un primario dell'ospedale locale molto noto. Non appena ci sarà il nulla osta per i funerali, sarà proclamato il lutto cittadino.