Ci sarebbe una svolta nel delitto di Tarquinia avvenuto martedì 7 dicembre. Questa notte, a neanche 48 ore di distanza, è stato fermato il presunto omicida di Dario Angeletti, il 50enne biologo marino, professore di Ecologia presso l'Università della Tuscia, molto conosciuto nella città etrusca, freddato nella sua auto. L'indiziato è un ex collega universitario 68enne, ma il movente dell'omicidio non avrebbe nulla a che vedere con questioni legate alla carriera accademica.

Delitto di Tarquinia, presunto omicida in ospedale

Il presunto omicida del professor Angeletti è stato fermato all'alba di oggi.

Si tratta della stessa persona che nella notte di martedì nel corso di una perquisizione nella sua abitazione a San Martino del Cimino, in provincia di Viterbo, si era sentito male ed era stato portato all'ospedale Belcolle di Viterbo dove si trova tuttora ed è piantonato.

Le indagini proseguono nel più stretto riserbo. Nulla trapela da parte della Procura di Civitavecchia che ha disposto il fermo del 68enne con l'accusa di omicidio volontario. La convalida è prevista per sabato. Da indiscrezioni, sembrerebbe che l'uomo sia stato sentito a lungo, ma non ci sarebbe stata alcuna confessione. I familiari del biologo marino non si capacitano, aspettano che la giustizia faccia il suo corso e si arrivi, oltre che a individuare un responsabile, a dare risposte a un delitto assurdo e cruento che era sembrato un'esecuzione in stile mafioso.

Perché tanto odio verso una persona stimata e apprezzata dalla comunità? Perché un uomo mite come l'ha definito la sorella maggiore Elena Maria, è stato ucciso nella sua Volvo con un colpo d'arma da fuoco alla tempia?

Secondo gli inquirenti, c'era un legame tra lo stimato professore e l'ex collega, suo collaboratore fino a qualche anno fa.

Più indizi collocano il 68enne sul luogo del delitto, l'ampio piazzale all'ingresso delle Saline di Tarquinia dove c'è pure il laboratorio di Ecologia e il centro ittiogenico sperimentale in cui Angeletti conduceva studi sui sistemi biologici per conto dell'Università della Tuscia e del comune di Tarquinia. Il 68 enne sarebbe stato in quel posto nelle ore del delitto: sarebbe stato ripreso a distanza di 150 metri da tre delle 90 telecamere di sorveglianza che il sindaco Alessandro Giulivi ha voluto posizionare su tutto il territorio e che avrebbero permesso di identificarlo.

Angeletti sarebbe arrivato nel piazzale dove sarebbe stato fissato un appuntamento trappola. Il professore avrebbe tentato di fuggire a marcia indietro: a terra, segni della sua e di un'altra auto. Chi l'ha ucciso a pochi metri dal mare che il biologo studiava e amava tanto, non gli ha dato scampo: è salito a bordo dal lato passeggero, gli ha sparato un colpo a distanza ravvicinata. Angeletti non ha avuto il tempo di slacciarsi la cintura: così, insanguinato al lato guida, è stato trovato martedì alle 14 e 30 da un passante. Il 68enne, che ha un regolare porto d'armi, è stato sottoposto alla prova dello stub: si attende l'esito dell'esame.

Tarquinia, in cerca di un movente

Il presunto omicida originario di Varese si era trasferito da pochi mesi a San Martino al Cimino: di recente aveva affittato la casa posta sotto sequestro dove è avvenuta la perquisizione, anche alla ricerca dell'arma del delitto che però finora non è stato trovata.

Il 68enne ha un curriculum importante: è un ex collaboratore dell’ateneo della Tuscia. In passato ha lavorato con il professore di biologia marina proprio al Centro Ittiogenico di Tarquinia.

Nessuno a Tarquinia si capacita della morte assurda di un uomo dalla vita specchiata e riservate che lascia moglie e due figli. Gli inquirenti sarebbero arrivati all'indiziato, oltre che grazie alla targa dell'auto ripresa dalle telecamere del piazzale, anche dopo aver sentito familiari e conoscenti del docente, indagato nella vita di Angeletti, ricostruito come e con chi ha trascorso le sue ultime ore di vita, facendo accertamenti sul cellulare e risalendo agli ultimi contatti. Ci sarebbero stati attriti personale con la vittima, litigi per gelosie concernenti una donna.

Delitto di Tarquinia, colleghi sconvolti

Un uomo perbene e senza ombre. I colleghi di lavoro descrivono Angeletti come un professionista leale, corretto, innamorato del lavoro e del mare, estremamente disponibile con i colleghi ma soprattutto con gli studenti. "Con loro aveva un legame che andava al di là del rapporto che c'è tra docenti e studenti. Non ce lo spieghiamo come sia potuta accadere una cosa del genere, è incomprensibile e totalmente inaspettata", ha riferito ad Affari Italiani, il professore Paolo Barghini, che non era solo un collega di Dipartimento di Angeletti ma un amico.