Un anno di reclusione. Questa è la condanna chiesta ieri, 22 settembre, dal pubblico ministero del Tribunale di Nuoro, Riccardo Belfiori, a carico dell’amministratore e della proprietaria della struttura alberghiera Gli Ulivi, a due passi da Orosei, accusati di omicidio colposo e sotto processo per la morte di R.M., il bimbo di otto anni rimasto incastrato nel bocchettone della piscina dell’hotel nel settembre del 2018.

Il pubblico ministero durante la requisitoria ha sottolineato che “i due avevano la responsabilità della manutenzione della vasca. In quanto - si legge nelle carte - avevano il dovere di almeno evitare, attraverso delle grate che sarebbero dovute essere installate nei bocchettoni di scolo e che in quei giorni non era state messe, che la piscina non fosse un rischio per l’incolumità delle persone, soprattutto di un bambino”. Durante il processo gli avvocati dei genitori del bambino – che si sono schierati parte civile – hanno chiesto al giudice “una provvisionale esecutiva”. Piera Pittalis e Francesco Lai, i legali della famiglia, hanno infatti chiesto cento mila euro per ognuno dei genitori, oltre a un’altra indennità che dovrà essere valutata in sede civile.

La pensano diversamente i difensori di Adriana e Basilio Brodu – gli imputati per la morte del bimbo – che hanno chiesto l’assoluzione dei loro assistiti.

I fatti

La cronaca dei fatti parla chiaro: R.M. nel settembre del 2018 si trovava nella struttura di Orosei, costa orientale della Sardegna. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti il bimbo, intorno a mezzogiorno, aveva deciso di fare un bagno nella piscina dell’albergo in via Lungomare. Si sarebbe tuffato da solo mentre la mamma, una donna di origini ecuadoriane che da tempo era dipendente della struttura, stava lavorando lì vicino.

Richard, mentre giocava, avrebbe però infilato la sua mano in uno dei bocchettoni di scolo della piscina e sarebbe rimasto incastrato senza che nessuno se ne accorgesse.

Soltanto quando il suo corpo era stato visto risalire in superfice da alcuni turisti ci si era accorti della tragedia. Purtroppo però non c’era stato nulla da fare, nonostante l’immediato intervento di un’ambulanza del 118. Secondo i legali dei principali imputati però “la responsabilità di mettere la grata non era dei loro assistiti ma dell’amministratore della società comproprietaria del residence”. L’uomo, che aveva accettato il rito abbreviato, è stato già infatti condannato a cinque mesi per omicidio colposo. Il processo riprenderà il 3 novembre e durante l'udienza si ascolteranno le repliche degli avvocati.