La città di Milano ha voluto, con una serie di mostre dedicate a Arnaldo Pomodoro, rendere omaggio ad un artista che ha dedicato una vita intera all'arte, che ha scelto per vivere proprio la città di Milano e che ora ha novant'anni.
Arnaldo Pomodoro è del 1926 e solo nel 1954 si è trasferito a Milano dalle Marche, iniziando un' intensa attività di scultore e di scenografo e allacciando rapporti coi maggiori intellettuali del suo tempo come Alfonso Gatto, Sinisgalli , Ettore Sottsass, e artisti come Lucio Fontana, Bruno Munari , Enrico Baj e tanti altri .
Le opere di Pomodoro a Palazzo Reale
Durante la sua attività di scultore come non ricordare la sfera di tre metri e mezzo di diametro per l'Expo di Montreal, o la scultura difronte al Trinity College dell'Università di Dublino, o quella posta nel cortile della Pigna dei Musei Vaticani o nella sede parigina dell'Unesco?
E ancora la scultura Novecento (alta 21 metri con un diametro di 7 metri ) posta a Roma in piazzale Nervi e voluta per il Giubileo. Quella che si tiene a Palazzo Reale, esattamente nella sala delle Cariatidi , è una mostra curata da Ada Masoero, voluta dal Comune di Milano e promossa dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro e Palazzo Reale con la collaborazione di Mondo Mostre Skira, e presenta opere di altissima suggestione.
Le sculture sono trenta, realizzate dal 1955 sino ad oggi e suddivise per temi. Il primo impatto il visitatore ce l'ha con le opere appartenenti alla sezione Paesaggi e Orizzonti ( 1955-1957) .
La tessitura di queste tavole è leggera e minuta, ricorda i quadri di Klee e l'autore dichiara di aver utilizzato una tecnica di fusione appresa da un orafo di Pesaro, la fusione con l'osso di seppia. Qui sono presenti piombo, argento e oro e si possono ammirare opere come La luna, il sole, la torre, Il giardino nero, Orizzonte .
La seconda sezione porta il titolo Tagli d'infinito e ad essa appartengono opere come Tavole dell'agrimensore, Colonne del viaggiatore , Grande Tavola della memoria, Lettera a K. ( che sta per Kafka, autore da cui ricevette ispirazione in quegli anni) . Qui la materia è trattata per tagli, ma sono tagli che si ripetono senza ordine, ripetitivi e senza limiti, quasi a ricreare i movimenti caotici di un magma.
La terza sezione dal titolo La rottura formale presenta opere come Ruota,Cubo, Colonna . E' questa la fase dello studio dei volumi come i cilindri, le sfere, i parallelepipedi effettuate dietro particolari suggestioni ricevute da viaggi e soggiorni.
La quarta sezione dal titolo Le sfere e i rotanti ( 1963-2011) presenta le opere dedicate allo studio della sfera e sono quelle che hanno dato la massima notorietà all'artista.
Ovviamente le sfere di Pomodoro si aprono come quelle di un melograno e dentro non presentano solo spaccature e abrasioni, ma veri congegni meccanici, dunque il contrasto tra la lucida superficie esterna e i meccanismi e marchingegni interni è stridente e costituisce la cifra più dominante della produzione di Pomodoro.
Le ultime due sezioni, La Forma e il movimento, e Il luogo della Battaglia sono anch' esse importanti e ci restituiscono lavori che hanno una potenza titanica e un appeal monumentale e misterico.
In questa abbondanza di metalli, forgiati da una mano che lavora insieme sul piccolo e sul monumentale e piega in mille modi la materia per raccontare simbolicamente la grande fatica del vivere, sta il fascino di un'esposizione che rimarrà aperta sino al 5 febbraio.
Segnaliamo in Piazzetta Reale il complesso scultoreo The Pietrarubbia Group , iniziata nel 1975 e completato nel 2015 con la quale il maestro rende omaggio ai luoghi in cui è nato.