Uscito nel 1996, Trainspotting è certamente una delle pellicole più importanti della sua generazione, probabilmente una delle migliori provenienti dalla Gran Bretagna. Il film, tratto dal libro omonimo di Irvine Welsh, è diventato ormai un cult per gli appassionati di Cinema e non. E i fan del lungometraggio sono letteralmente impazziti dopo aver saputo che ben ventuno anni dopo, sarebbe arrivato il sequel con il cast originale al gran completo, composto ancora da Ewan McGregor, Robert Carlyle, Jonny Lee Miller ed Ewen Bremner.

Il film è uscito giovedì 23 febbraio e non ha tradito le attese.

Trainspotting, vent'anni dopo

T2 – Trainspotting 2, ispirato al romanzo di Welsh, riprende i fatti narrati nel film originale, trasportandoci vent’anni dopo la fuga di Renton con il “bottino” che avrebbe dovuto spartire con i suoi amici Bagbie, Spud e Sick Boy.Come annunciato dal protagonista alla fine di Trainspotting, la sua vita ha preso una piega migliore, si è adeguato alle abitudini che da giovane rifiutava facendo uso di eroina, in pratica “ha scelto la vita”. Da qui in poi incontriamo di nuovo tutti gli altri membri del gruppo: Spud ancora alle prese con i problemi di droga, Sick Boy che cerca di guadagnarsi da vivere con metodi discutibili e Begbie che si trova in carcere.

Renton torna a Edimburgo dopo essere stato all’estero per vent’anni e la ritrova modernizzata, quasi imborghesita, o probabilmente la vede soltanto con gli occhi dell’adulto che è diventato. Ma pian piano sarà nuovamente risucchiato da una città e una mentalità che alberga ancora nei suoi amici che per un motivo o per un altro, non sono riusciti ad adeguarsi a com’è cambiata la loro città e ragionano (e spesso si comportano) come se fossero ancora dei ventenni a cui importa soltanto della droga.

Il regista Boyle riesce a non rendere il film un omaggio al suo predecessore

Il regista Danny Boyle non si lascia ingolosire dalla tentazione di girare un tributo alla pellicola originale, diretta sempre da lui, ma ne approfitta per mostrare come in questi due decenni sia cambiata la società e di conseguenza il modo di fare cinema.

Se Trainspotting nel 1996 riusciva a essere un perfetto spaccato del mondo britannico di quegli anni, T2 ha la forza di raccontare ciò che circonda i protagonisti adattandoli al mondo in cui vivono ora, più frenetico e con più stimoli, come dimostra Renton quando adatta alle abitudini attuali (specialmente ai concetti di reale e virtuale) l’iconico monologo con cui apre il primo film.

Il tema del film sembra essere quello della nostalgia. Lo stile ricalca quello del suo predecessore, cattivo, sporco e a tratti divertentissimo, con l’intero cast che sembra quasi non aver mai smesso di recitare il proprio ruolo. Proprio come nell’originale la musica ha un ruolo importante e l’adattamento da parte del gruppo techno dei The Prodigy di molti pezzi che fanno parte della colonna sonora originale, si adatta perfettamente allo stile con cui T2 vuole differenziarsi da Trainspotting.

Boyle riesce ad adattare una storia che rischiava di sembrare un omaggio a sé stessa e la fa diventare qualcosa d’indipendente, con i protagonisti che si incontrano di nuovo in un mondo nuovo che però non riescono a debellare dei loro ricordi. Proprio come succede allo spettatore. Ed è questa la cosa più difficile per un sequel, specialmente di un film che è stato capace di farsi amare da più di una generazione.