Nuovo stop al bando sugli ingressi negli Stati Uniti voluto dal Presidente Donald Trump. Il giudice federale dello stato delle Hawaii Derrick Watson ha ufficialmente bloccato la seconda versione del provvedimento anti-immigrazione che sarebbe entrato in vigore oggi stesso. Il 6 marzo Trump aveva firmato il nuovo ordine esecutivo che modificava il primo “Muslim ban”, per evitare di ricorrere alla Corte suprema dopo la bocciatura da parte dei tribunali americani.

Ma, nonostante i cambiamenti apportati, che riguardano principalmente l’esclusione dell’Iraq dalla lista dei paesi verso i quali il bando è rivolto, il provvedimento è stato aspramente criticato, con il leader dei democratici in Senato, Chuck Schumer, che l’ha definito un atto “anti-americano”.

Il giudice Watson: "Il testo ha il preciso obiettivo di ostacolare una religione"

La corte delle Hawaii ha quindi impedito al bando di entrare in vigore, avendo ritenuto il testo discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri. Inoltre, il giudice Watson ha dichiarato che, visto il contesto storico in cui è stato emesso e viste le precedenti dichiarazioni pubbliche di chi l’ha voluto, l’atto dell’amministrazione Trump è chiaramente stato istituito con “il preciso obiettivo di ostacolare una religione”. Tra le motivazioni della sentenza, viene anche chiarito come questo bando porterebbe danni consistenti al settore turistico per lo stato delle Hawaii e limiterebbe la possibilità dell’intera nazione di accogliere lavoratori e studenti stranieri.

La reazione di Trump: "Dalla corte un abuso senza precedenti"

Trump ha subito tuonato contro questa decisione, definendola un abuso senza precedenti, dicendo stavolta di essere pronto a ricorrere alla Corte Suprema perché, a suo dire, gli Stati Uniti hanno bisogno dell’entrata in vigore del suo ordine esecutivo. Il bando è solo in fase di “congelamento”, cioè non può essere applicato, ma la sua bocciatura non è definitiva, poiché il Dipartimento di Giustizia degli USA ha la possibilità di ricorrere in appello.

Intanto però va registrata la soddisfazione delle associazioni a tutela dei diritti dei migranti, dovuta anche al fatto che il caso era sotto esame di altri due tribunali federali, quelli di Washington, responsabile del blocco della prima versione del bando, e quello del Maryland. Tribunali che probabilmente, avrebbero bocciato comunque il provvedimento.

Ora c’è da aspettare la prossima mossa di Donald Trump, che già dopo il primo blocco aveva minacciato il ricorso alla Corte Suprema, senza dare seguito a tale minaccia. Sembra però più concreta stavolta la possibilità che l’intera amministrazione possa voler intensificare lo scontro sui banchi di tribunale, senza apportare ulteriori modifiche al testo.