Si entra in sala per la visione di "Non è un Paese per giovani" - ultimo film di Giovanni Veronesi - con un pregiudizio, "vuoi vedere che è il solito docufilm sulla precarietà giovanile?". Invece pur partendo dalla condizione lavorativa precaria del cameriere aspirante scrittore Sandro (Filippo Schicchitano) figlio del giornalaio Cesare (Sergio Rubini) è un film molto riuscito sulla ricerca di un'identità personale.
Sandro, insieme al suo collega-cameriere Luciano (Giovanni Anzaldo), parte per Cuba sperando di comprare un pezzo di spiaggia dove un tale Felipe ha scoperto ci sarà un'esclusiva wi-fi. Nell'isola di Castro invece Sandro e Filippo troveranno situazioni diverse ma anche una vitalità nuova data da Nora (Sara Serraiocco) una ragazza a cui è scoppiato qualcosa nel cervello dopo la perdita del ragazzo, El Moro. Tra avvenimenti vari e molteplici i due ragazzi cercheranno con i loro temperamenti un posto nel mondo: ma "non con la forza del denaro che non favorisce le ripartenze (Erri De Luca)".
Il film approfittando delle bellezze naturali di Cuba e delle musiche dei Negroamaro scorre veloce con le ritmiche condizioni ambientali dell'isola.
Sembra con le dovute equidistanze un racconto di formazione alla "Sei stato felice Giovanni" testo fondamentale del torinese Giovanni Arpino, nella parte in cui dice che uno trova se stesso quando ci sono "le fave, gli amici, una casa". Picaresco, quindi, come la maggior parte della produzione dell'autore de "La suora giovane". Luciano nel tentativo di capire chi è veramente lotterà con il dolore e diventerà vento, Sandro riuscirà con fortuna ed affetto finire il suo romanzo ed ad impiantare la sua attività commerciale, perché quando sei perso "il buio spinge i pensieri verso la luce". Rassicuro i lettori: niente jobs act, né liti grillini-Pd. Niente esperienze new age d'accatto. Una storia, una bella storia che ci ricorda che in fondo in ogni vita il sentiero è nell'andare. È nell'amore che nasce la coscienza di sé e degli altri.