Quest’anno il Bif&stBari Internatinonal Film Festival celebra, in un’insolita retrospettiva incrociata, le carriere di due grandi del cinema italiano come Vittorio Gassman e Dino Risi, la cui lunga collaborazione ci ha regalato tante perle come “Il sorpasso”, “I mostri” o “Profumo di donna”. Tra i numerosi ospiti invitati a Bari per celebrare questi due grandi nomi, non poteva mancare anche Alessandro Gassmann, che ha ricordato davanti ad un’affollata platea il suo rapporto con il padre, genitore rigido, ma anche estremamente dolce, capace di trasmettere al figlio l’amore per l’arte della recitazione.

Il primo film girato insieme

Infatti Alessandro debutta giovanissimo alla Mostra del Cinema di Venezia del 1982 con “Di padre in figlio”, pellicola girata controvoglia da un ragazzo allora diciassettenne che all’epoca aveva altri interessi, ben lontani dalla recitazione, come studiare agraria a Perugia una volta terminato il liceo. Il press agent Enrico Lucherini, in un altro incontro del Bif&st, ha raccontato come Vittorio, che aveva diretto e interpretato la pellicola, gli aveva affidato il giovane erede durante quella rassegna, in cui Alessandro ebbe il primo grande assaggio di popolarità. Ma l’approccio con il cinema non è stato facile: “Durante una scena di quel film, che riprendeva un episodio realmente accaduto, mio padre doveva darmi uno schiaffo – racconta Gassmann – lui la rifece esattamente uguale, tanto da tornare a farmi piangere come la prima volta”.

Gli esordi a teatro

Alessandro ricorda la grande lezione impartitagli dal padre: “Mi ha insegnato a superare gli ostacoli frontalmente, senza nascondermi”. Per esempio non fece nulla per evitargli il servizio militare nell’aeronautica, prima a Taranto e poi a Roma, negli ultimi mesi di leva, in un “Ufficio raccomandazioni” il cui nome sembra uscito dalla penna di uno sceneggiatore delle grandi commedie di Dino Risi. Vittorio lo avviò anche al teatro con un testo difficile come “Affabulazione” di Pasolini in cui l’inesperto Alessandro si ritrovava nudo sul palco con i capelli tinti di biondo platino. Non sorprende che la prima dello spettacolo a Pistoia sia stata vissuta con una certa apprensione da chi doveva fare il proprio esordio sul palcoscenico: “Per tutto il primo tempo mio padre mi aiutò passandomi le battute, poi nella seconda parte iniziò a recitare davvero, tanto che tutto il pubblico guardò solo lui”.

Episodio che si ripeterà anni dopo a Genova in una celebre rappresentazione del “Moby Dick” di Melville per le celebrazioni di Colombo nel 1992. “A un certo punto sono caduto proprio durante il monologo di mio padre – racconta Alessandro – il pubblico non se n’è nemmeno accorto, tanto che ho avuto il tempo di riprendere posto in scena: in quel momento tutti erano catturati dalla recitazione di Vittorio”.