La Scuola, nel senso più generico di pratiche di insegnamento e formazione, esiste da millenni, diversamente, il sistema di istruzione e formazione italiano (la scuola italiana) nasce nel 1861 con l'Unità d'Italia, trovando il suo primo fondamento legislativo in una legge del 1859 presentata dal ministro della Pubblica istruzione del Regno di Sardegna Gabrio Casati.

Inizia la storia della scuola italiana

Con la legge Casati inizia la storia della Scuola Elementare Italiana, scuola che diventa obbligatoria e gratuita. Questa scuola era divisa in due bienni, l'obbligatorietà e la gratuità riguardavano solo il primo biennio. Dopo i 4 anni di scuola elementare avveniva una selezione atta a preordinare i membri della futura classe dirigente e quelli della futura classe operaia, in tal modo, all'età di 10 anni, la futura classe dirigente iniziava il ginnasio (dai 10 ai 14 anni) e il liceo (da 15 ai 17 anni) con la possibilità di continuare gli studi universitari (dai 18 ai 21 anni).

Per tutti gli altri c'era la possibilità di proseguire gli studi attraverso 3 anni di "scuola tecnica" ed eventuali altri 3 di istituto tecnico, senza la possibilità di potersi successivamente iscrivere all'università. L'istruzione primaria di massa insegnava alle classi popolari la sottomissione e il conformismo allo Stato, l'istruzione media serviva a formare coloro i quali avrebbero dovuto trasmettere le idee del governo centrale. L'istruzione superiore formava l'elite dominante.

Il periodo fascista

La successiva tappa fondamentale arriva nel 1923 con la riforma Gentile. Avviene in questo periodo l'innalzamento dell'obbligo scolastico, sino alla quinta elementare. Dopo i primi cinque anni di elementari uguali per tutti, lo studente poteva scegliere tra quattro possibilità: il ginnasio, quinquennale, che consentiva l'accesso al liceo classico o al liceo scientifico; l'istituto tecnico inferiore, quadriennale, cui facevano seguito quattro anni di istituto tecnico superiore; l'istituto magistrale, della durata di sette anni, destinato alle future/i maestre/i; la scuola complementare, al termine della quale non era possibile iscriversi ad alcun'altra scuola.

Il boom economico degli anni '50 e la contestazione del '68

Il successivo grande cambiamento avviene nel 1962 con l'introduzione della scuola media unificata, la scuola diviene obbligatoria dai 6 ai 14 anni d'età ed è uguale per tutti.Sono gli anni del boom economico, dei cambiamenti sociologici e dell'avanzamento tecnologico. La popolazione scolastica aumenta grazie al miglioramento economico, al bisogno di manodopera specializzata e alla possibilità di ascesa sociale attraverso lo studio (la selezione riguardava oramai solo il mondo dell'università).Nel 1969 diviene possibile accedere all'università con qualsiasi tipo di diploma, arriva la legge di liberalizzazione degli accessi universitari (rapporto Frascati).Tra le cause alla base della liberalizzazione c'era anche la crisi del '63-'65 relativa al crollo del costo della manodopera.

Gli anni '80-'90

Nel 1985 inizia un nuovo periodo di cambiamento della scuola alla luce dell'importanza dell'educazione, oltre che della formazione. Ad essere criticata ora non è più la preparazione dei docenti, ma la didattica. Sono questi gli anni dell'ingresso del computer nelle scuole, del superamento della disparità tra i sessi, dei percorsi di studio personalizzabili. Tra gli spetti negativi risultano invece la disparità della qualità tra istituti diversi e tra nord e sud Italia.