Ieri, 20 luglio 2017, Chester Bennington, leader dei Linkin Park, noto gruppo alternative rock degli anni '90 e dei primi anni 2000, è stato trovato morto nella sua abitazione a Palos Verdes Estates, a Los Angeles. La notizia è stata diffusa dal sito "Tmz", che ha sottolineato che la rockstar si sarebbe tolta la vita impiccandosi. Il cantante soffriva da molti anni di una depressione che l'aveva portato a fare largo consumo di alcool e droga e, in passato, aveva dichiarato di aver pensato più volte al suicidio. La conferma del decesso dell'artista è arrivata anche da Mike Shinoda, rapper e seconda voce dei Linkin Park, rimasto sconvolto e distrutto dalla vicenda.
Chester Bennington: una vita tormentata prima del suicidio
Chester Bennington, frontman dei Linkin Park, è nato il 20 marzo 1976 a Phoenix negli Stati Uniti, e ha vissuto un'infanzia piuttosto difficile a causa di continue aggressioni, molestie e fatti piuttosto sconcertanti e spiacevoli. "Ha abbattuto la mia autostima, non riuscivo a parlarne e non volevo che le persone pensassero che tutto questo non fosse vero. È stato davvero terribile", ha raccontato la nota rockstar in una delle tante interviste rilasciate. Il cantante ha dovuto patire la separazione dei suoi genitori a soli 11 anni e, in età adolescenziale, ha dovuto affrontare i primi problemi di dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti.
La tossicodipendenza, gli eccessi e perfino il successo internazionale con la sua rock band hanno tormentato il noto musicista, fino al momento in cui ha deciso di togliersi la vita a soli 41 anni. Un'esistenza difficile la sua, che gli ha riservato tantissime sofferenze e tormenti che, al contempo, l'hanno reso uno dei più grandi artisti del rock.
Dagli Xero fino al grande successo internazionale con Linkin Park
Chester Bennington, nei primi anni '90, è approdato a Los Angeles per coltivare la sua grande passione per la musica, diventando il frontman degli Xero, nome della rock band prima di tramutarsi nei famosi Linkin Park. L'artista, insieme al suo gruppo, ha scritto gran parte della storia del genere musicale nu-metal, e uno degli album più significativi è stato certamente "Hybrid Theory".
Grazie ad un'intonazione molto variegata e fuori dal comune, il cantate è riuscito a diventare il collaboratore perfetto della voce rap Michael Shinoda, con cui ha firmato numerosi successi internazionali, come i brani "In the End", presente nel disco "Hybrid Theory", "Numb" e "Faint", tratti dall'album "Meteora".