Ieri 20 luglio, il mondo della musica ricordava e festeggiava con l'amarezza nel cuore, il compleanno di Chris Cornell, un compleanno amaro, ancora segnato dal suicidio di due mesi fa. Ma la giornata non era ancora finita, qua in italia, che arriva la terribile notizie che Chester Bennington, leader dei Linkin Park, era morto, suicidandosi in casa sua.
Nel fragore dei ricordi, lo schiaffo improvviso di questa morte, legata così tanto a Chris dà fortemente da pensare e cominciano subito i parallelismi della vita di Chester Benninghton con i testi delle sue canzoni, così fortemente cariche di emozioni, quella palpabile fragilità nei testi contrapposta a quella presenza sul palco così dura, sorridente, impegnata e tatuata.
Che fosse così per nascondere la delicatezza e la fragilità delle sue emozioni, capaci di divorarlo e al tempo stesso di regalare immense emozioni a chi lo ascoltava, consapevole di quanto raccontava, ma solo in pochi sono stati in grado di cogliere l'essenza stesse della sua anima, riflessa nei suoi testi.
Profetica può risultare il testo di In The End quando canta :
"I tried so hard
And got so far
But in the end
It doesn’t even matter
I had to fall
To lose it all
But in the end
It doesn’t even matter
One thing, I don’t know why
It doesn’t even matter how hard you try
Keep that in mind
I designed this rhyme, to remind myself how
I tried so hard"
Ha regalato la parte migliore di se ai suoi fan, si è mostrato in ogni modo, biondo, moro, rosso, con la cresta e ogni volta ha urlato le sue emozioni e si è squarciato l'anima cantando fino allo stremo, raccontando nei suoi versi quello che probabilmente aveva detto a pochi.
Tutto ciò lo rende molto simile a Chris Cornell, al quale, dopo la sua morte ha regalato una poesia che ha mostrato a tutti la profondità dei suoi sentimenti, del suo essere così umano e così fragile.
With all of my love @chriscornell. pic.twitter.com/NFz0dnxfp8
— Chester Bennington (@ChesterBe) 18 maggio 2017
Ecco cosa era Chester Bennington, passione, sentimenti, emozioni, dolore, ogni sua singola emozione è stata vissuta dai suoi fans attraverso gli accordi, le parole e le canzoni.
È questo il suo testamento, un ricordo vivo che resterà in eterno perché in ogni canzone vive un pezzo di Chester, il pezzo più bello, quello che parla di sé, quello in cui si racconta senza veli, perché è una canzone, perché è poesia e solo in pochi potranno capire realmente.
Tutto ciò che è successo, tutte queste morti importanti, lasciano spazio ad un quesito importante: è necessario davvero soffrire per creare musica che lasci il segno?
Non so rispondere personalmente a questa domanda, ma non posso fare a meno di ricordare Jim Morrison, Janis Joplin, Kurt Cobain, Scott Weiland, Chris Cornell e ora Chester Bennington. Ma solo per citarne alcuni.
Forse, se lasci che il demone della bestia prenda il sopravvento su di te, riesci ad esprimere il tormento interiore in qualcosa che sono delle confessioni artistiche, che solo in pochi possono comprendere. Forse, ma con i forse non andiamo da nessuna parte.
L'unica certezza che abbiamo avuto oggi al nostro risveglio è che Chester non canterà più dal vivo per noi, ma da oggi in poi un pezzetto di lui ci racconterà di più della sua anima attraverso la sua musica che da oggi ha un valore diverso, oltre ad essere una track su un disco, sarà un testamento emozionale, sarà il cuore di Chester che batterà per ognuno di noi. Grazie Chester per aver condiviso con noi le tue emozioni, ci mancherai ogni giorno di più, ma grazie a te e alla tua voce ruggente, le schiere dei popolo del Rock sono diventate più forti