Nicola nacque presumibilmente a Pàtara di Licia, in Asia Minore (oggi Turchia) verso il 260 d.C. e morì, in anno incerto, il 6 dicembre, generando, come vescovo santificato, un culto che, con picco nel Medioevo, si diffuse in tutta Europa, andando a fondersi nella figura profana di Babbo Natale: come è avvenuto questo processo? Ci fanno da guida gli approfondimenti della studiosa medievalista Ilaria Sabbatini, reasearch fellow al SISMEL (Società Internazionale per lo Studio del Medioevo Latino) con il progetto ARVO (Archivio Digitale del Volto Santo).
La vita di San Nicola e la diffusione del culto
Eletto vescovo di Mira, in Licia, si tramanda che Nicola abbia subito le ultime persecuzioni anticristiane, prima di Costantino (l'imperatore che concesse libertà di culto); di buona famiglia, fin da giovanissimo si mostrò virtuoso e caritatevole, tanto da esser poi eletto a difensore dei deboli, protettore delle ragazze in età da marito, dei fanciulli e dei marinai. Dopo un'esistenza costellata di episodi edificanti e coraggiosi, il vescovo morì intorno al 335 d.C., ma notizie precise sulle circostanze mancano.
Il suo culto si diffuse rapidamente, con ben 25 chiese dedicate a Costantinopoli, nel VI secolo, e la tomba, fuori Mira, mèta di pellegrinaggi; testi greci e latini ne fecero conoscere la biografia in occidente e nel mondo bizantino-slavo.
Nel 1087 una spedizione navale partita da Bari si impossessò delle spoglie del Santo, due anni dopo collocate nella cripta della basilica eretta in suo onore: un trafugamento a fini di "marketing", per usare un termine contemporaneo, ovvero per dar lustro e richiamo alla città pugliese, all'epoca sotto i Normanni. Nicola di Mira diventò Nicola di Bari.
L'iconografia: come riconoscerlo nelle raffigurazioni
Tre sacchetti di monete sono il suo segno di riconoscimento, talvolta "riassunti" in forma di tre sfere d’oro. Il riferimento è ad un episodio della sua vita: a Mira, un padre indigente, senza mezzi per accumulare una dote alle tre figlie, aveva disperatamente deciso di indirizzarle alla prostituzione, per raccogliere denaro.
Giunta voce di ciò a Nicola, questi decise di portar aiuto con discrezione, agendo nottetempo; uscì di casa e, giunto presso la dimora delle fanciulle, gettò attraverso la finestra un sacchetto di monete d'oro, che venne poi trovato dal padre e utilizzato per organizzare il matrimonio della figlia maggiore. Il buon vescovo ripetè il gesto altre due volte, sistemando la famiglia, ma il padre, curioso, al terzo lancio si precipitò fuori, intercettando il benefattore, che, tuttavia, gli fece promettere di tacer la cosa. Verba volant: il segreto non rimase tale e ben presto a Mira circolò la fama della bontà d'animo e generosità di Nicola (giustificando la sua successiva investitura a protettore delle giovani).
Da San Nicola a Santa Claus
Nell’Europa centro-settentrionale e orientale la sua figura andò a corrispondere con quella di babbo natale, complice la data invernale della sua morte (6 dicembre), in occasione della quale si scambiavano doni e si eleggeva il “vescovo dei fanciulli”. Con la Riforma della chiesa, queste usanze traslarono al Natale e Sanctus Nicolaus si corruppe in santa claus.
Nel folklore tedesco precedente al Cristianesimo, si narrava che Odino, nel momento del solstizio invernale, tenesse una grande battuta di caccia insieme agli altri dei e ai guerrieri caduti. I bambini lasciavano le loro calzature, perlopiù stivali, accanto al caminetto, riempite di carote, paglia o zucchero, per sfamare il cavallo del dio (come in alcune parti d'Italia si fa per l'asinello di Santa Lucia, che arriva la notte del 13 dicembre).
In cambio del cibo, Odino lasciava regali o dolciumi.
Come spesso nella storia, culti, costumi e nomi si stratificano e si impastano, la barba di Odino si intreccia con quella di San Nicola e a tutt'oggi i bimbi attendono Santa Claus al Nord, Babbo Natale da noi, ma sempre uomo amorevole e prodigale rimane, nell'immaginario.