Una nuova scoperta nel mondo dei vertebrati, che vanno dai semplici organismi agli esseri umani, riguarda la visione notturna. Secondo una ricerca americana gli occhi dei vertebrati sarebbero in grado di avere una visione notturna grazie ad un dispositivo naturale, a livello encefalico. Questo dispositivo è utile per tutti gli animali che devono avere una percezione notturna elevata, e che devono percepire i movimenti intorno all'organismo anche durante la notte o comunque in ambenti che siano immersi nella totale o quasi oscurità.
L'encefalo dei vertebrati sarebbe dotato di tale sistema proprio per mantenere la sopravvivenza dell'animale anche in un ambiente dove non è facile distinguere i dettagli dell'ambiente circostante.
Come funziona la vista notturna dei vertebrati
La scoperta della visione notturna è stata possibile grazie allo studio dell'attività elettrica dei neuroni testata su centinaia di topi utilizzati per le sperimentazioni. In questo modo i ricercatori hanno potuto trovare quattro tipi di cellule della retina che sono responsabili dei movimenti. In particolare ogni cellula regola il movimento dell'occhio verso l'alto, il basso, verso destra o sinistra.
L'aspetto innovativo di questo studio consiste nel fatto che tali cellule sono in grado di adattarsi anche alla visione notturna. Infatti la retina è in grado di riconoscere i fotoni della luce in qualunque condizione e quindi anche durante la notte quando il numero di fotoni risulta essere molto limitato. In alcuni animali la percentuale delle cellule responsabili del movimento della retina può arrivare fino al 30%, mentre negli esseri umani solo il 4% della retina è caratterizzata da tali cellule. Questo può essere spiegato dal fatto che gli animali hanno sviluppato un maggiore adattamento della visione notturna a causa della loro continua lotta contro i predatori, di cui devono percepire i movimenti anche al buio.
Lo studio sulla retina
La ricerca in merito al funzionamento della retina nei vertebrati è stata diretta dal coordinatore Greg Field dell'Università americana Duke. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Neuron, svelando i dettagli sulla struttura della retina dei vertebrati, che potrebbe portare a nuovi sviluppi delle future protesi retiniche che potranno essere impiantate nel caso di un malfunzionamento della visione naturale di un soggetto.