Paolo Crepet, psichiatra, scrittore e opinionista, ha affrontato diversi temi nel corso di una lunga intervista nel Poretcast, dell'attore Giacomo Poretti, parlando di felicità, educazione, follia e impatto della tecnologia sulla società.
Con il suo solito stile diretto e polemico, Crepet ha espresso diverse opinioni forti su ciò che considera le criticità del nostro tempo, dal tema della felicità fino all'impatto della tecnologia nella vita delle persone.
'Se capisci un po' il mondo, come fai a essere sempre felice?'
"Se uno è felice sempre è un idiota", ha esordito Crepet, sottolineando come la felicità sia un'emozione intermittente, che non può essere costante. "Se capisci un po' il mondo, come fai a essere sempre felice?". Per Crepet, la ricerca della felicità a tutti i costi è un'illusione venduta dalla società contemporanea, che tende a negare la sofferenza e a eliminare ogni forma di difficoltà.
Un altro tema centrale dell'intervista è stato il rapporto con la fatica e il cambiamento dell'educazione.
"Vedere i bambini con il trolley fa impressione, perché sembra che vogliamo eliminare ogni fatica dalla loro vita" ha affermato. Secondo Crepet, la società sta abituando i giovani a un'esistenza senza ostacoli, privandoli dell'esperienza formativa dell'errore e della difficoltà. "Se non sbagli, non impari. La fatica è necessaria per crescere, ma oggi i genitori vogliono proteggere i figli da tutto".
Parlando di tecnologia, Crepet ha manifestato un certo scetticismo sull'intelligenza artificiale: "Oggi parliamo di intelligenza artificiale, ma domani sarà già un'altra cosa. C'è tanto marketing dietro questa parola". Secondo lo psichiatra, il problema non è tanto l'evoluzione tecnologica in sé, ma l'uso che se ne fa e il rischio che essa diventi uno strumento per deresponsabilizzare le persone.
"Se pensiamo che la tecnologia debba risolvere tutti i problemi, finiremo per non saper affrontare più nulla da soli".
Follia e creatività
Crepet ha affrontato anche il tema della follia e del suo rapporto con la creatività. "I veri artisti sono psicolabili. Non stanno bene per definizione" ha dichiarato, citando esempi come Van Gogh e Tenco. "Il loro genio nasce anche dalla loro fragilità, e la società deve imparare ad accettarlo piuttosto che patologizzarlo".
Ha ricordato come molte delle più grandi opere d'arte siano nate da un profondo dolore interiore. "Se Van Gogh fosse vissuto oggi, lo avremmo riempito di psicofarmaci e forse non avremmo avuto i suoi capolavori".
La tecnologia nel rapporto fra genitori e figli
Infine, lo psichiatra ha parlato del rapporto tra genitori e figli, evidenziando come il controllo tecnologico stia sostituendo il dialogo. "Quando ero adolescente, mia madre mi chiedeva sempre cosa avessi. Magari non rispondevo, ma sapevo che qualcuno si accorgeva di me. Oggi un genitore è più impegnato a guardare il cellulare che a osservare suo figlio".
Ha infine sottolineato l'importanza della cena come momento di confronto familiare, raccontando un esperimento fatto con alcuni ragazzi: "Abbiamo cronometrato quanto durava una cena in famiglia. Il risultato? 13 minuti. E poi ognuno si alzava per tornare ai suoi schermi".