Una parola che ogni donna in Gravidanza conosce: amniocentesi, la procedura più diffusa per effettuare una diagnosi prenatale. Da oggi però questo tipo di analisi potrebbe essere archiviata e sostituita da un semplice prelievo, anzi da qualche goccia di sangue.
Grazie alla ricerca italiana l'amniocentesi potrebbe essere solo un ricordo
SiliconBioSystem è il nome della macchina, ideata grazie alla ricerca italiana, che potrebbe permettere alle donne di non ricevere più alcun trattamento invasivo per scoprire se il feto soffre o meno di qualche malattia.
Gianni Medoro, ricercatore pugliese trasferitosi a Bologna nel corso degli studi universitari, e Nicolò Manaresi hanno messo a punto questo strumento che potrebbe rivoluzionare le gravidanze del futuro.
Al momento sono disponibili solo trenta macchine al mondo, di cui otto si trovano in Italia: si stima che la completa sostituzione dell'amniocentesi con la SiliconBioSystem potrebbe avvenire tra due anni. Questo è quanto sostiene Paola Castagnoli, immunologa italiana che ha creato a Biopolis (città della medicina realizzata da A star, agenzia per la scienza, la tecnologia e la ricerca di Singapore), una fucina di giovani menti impegnati nella ricerca.
L'esame diagnostico dell'amniocentesi si effettua tra la 15a e la 18a settimana di gravidanza.
Si attua introducendo un ago nell'addome materno, attraversando utero e placenta, fino a giungere al liquido amniotico. Non è ritenuta un'analisi obbligatoria, sebbene sia proposta spesso alle donne che hanno una gravidanza oltre i 35 anni di età.