La Corte europea dei diritti umani ha respinto il ricorso avanzato da ottostudenti italiani contro l'accesso a a numero chiuso che regola il meccanismodelle iscrizioni in molte facoltà italiane.
Secondo la Corte europea dei diritti umani ciò non viola in alcun modo il diritto allo studio in quantola legislatura italiana ha agito in tal senso nel pieno rispetto dei marginientro cui i singoli Stati dell'Unione Europea possono operare in questo ambito.
Nulla di fatto quindi per gli otto cittadini italiani chehanno presentato questo ricorso. Sei di loro non erano riusciti a superare l'esame d'ammissione adodontoiatria nonostante l'esperienza maturata come tecnici odontoiatrici oigienisti, uno di loro e stato espulso dalla facoltà di odontoiatria dopo otto anni in cui non aveva sostenutoneanche un esame, mentre l'ultimo non ha passato per tre volte l'esamed'ammissione alla facoltà di medicina di Palermo.
Ricordiamo che già solo all'università "La Sapienza" di Roma le facoltà a numero chiuso sono circa 12 e molti altri ateneiitaliani hanno adottato questo metodo di selezione. Bari, Bolzano, Brescia,Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova,Messina, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Pavia, Perugia, Pisa, Roma, Salerno,Siena, Torino, Trieste, Verona, i dati diffusi dal Ministero della PubblicaIstruzione parlano chiaro: la maggioranza delle facoltà italiane sono a numero chiuso soprattutto quando si trattadi medicina, ingegneria, economia, psicologia e architettura.
Sicuramente gli otto studenti che hanno presentato ilricorso alla Corte europea dei diritti umani non sono gli unici ad aver pensatoche il sistema del numero chiuso non sia il piùgiusto, anzi il più preclusivo, ma a quanto paredovranno farsene una ragione e cercare di studiare più duramente in vista del prossimo esame d'ammissione.