Prendete un'intera classe di studenti da una scuola professionale dell'Est Europa; date loro la possibilità di partecipare per 3 settimane ad un programma di stage all'interno di alcune delle più importanti realtà imprenditoriali del Paese; trovate loro un alloggio e stilate un programma di visite guidate alla scoperta delle più belle opere d'arte milanesi; monitorate il buon andamento dell'esperienza professionale servendovi di tutor esperti; aggiungete al tutto un finanziamento dell'Unione Europea ed il gioco è fatto.

Non è una formula magica, ma una realtà a due passi dal Castello Sforzesco di Milano.

L'idea arriva dall'Ungheria, precisamente da Budapest, dove la dott.ssa Réka Török, giovane imprenditrice laureata in Geografia, Turismo Professionale e Risorse Umane, ha fondato nel 2009 l'associazione 1Ceba (First Central European Benefit Association) che ha poi dato vita all'austriaca Austraining, con sede a Vienna, e all'italiana Evolvo.

L'obiettivo? Organizzare periodi di formazione on the job per giovani di istituti professionali, beneficiando dei finanziamenti stanziati dall'Unione Europea.



Con un team tutto al femminile, le tre organizzazioni aderiscono al Programma europeo "Leonardo Da Vinci", che mira ad accrescere la mobilità transnazionale di giovani coinvolti in percorsi di formazione professionale. "Ci poniamo come intermediari tra l'istituto scolastico aderente al progetto e l'Unione Europea, garantendo che il finanziamento erogato da quest'ultima copra tutte le spese dell'esperienza formativa: vitto, alloggio e visite culturali".



Fondata all'inizio del 2012 e capeggiata da András Kocsis, unico uomo del team, l'italiana Evolvo conta, solo nel 2013, ben 250 studenti giunti nel Bel Paese per apprendere un mestiere: sono cuochi, artigiani, pasticceri, infermieri, meccanici, informatici, addetti alla logistica, geometri, personale d'albergo. "L'obiettivo è quello di far entrare questi ragazzi in contatto con le opportunità professionali cui il loro titolo di studio dà accesso, e di stimolarli a tornare all'estero. È una chance di arricchimento personale oltre che professionale; per questo sarebbe fondamentale che anche gruppi di studenti italiani intraprendessero un periodo di tirocinio all'estero", commenta l'imprenditrice che nel corso della manifestazione "5 Social Commitment Award" tenutasi lo scorso 14 ottobre al Teatro Dal Verme di Milano, ha ricevuto la "Stella al Merito Sociale", importante riconoscimento volto a premiare coloro che hanno saputo distinguersi per il raggiungimento di particolari risultati in ambito socio-culturale.



Tante (e rinomate) le aziende che hanno già aderito al progetto: Gruppo Fassina, Gi Group, Microsoft,Hotel Marriott, Star Hotels, Clo e Sogemi per citarne alcune.

Coperti da regolare assicurazione stipulata con le più importanti compagnie assicurative del Paese, e sottoscritta una convenzione che funge da contratto, i giovani apprendisti trascorrono un periodo di 3 settimane all'interno dell'azienda, monitorati da tutor esperti, oltre che dai datori di lavoro, che registrano i loro progressi e i risultati conseguiti, in vista di una "final evaluation", pass per ottenere la Certificazione Europea di Mobilità.

 "Imparare una professione oggi può concretamente rappresentare un antidoto contro l'inoccupazione e la disoccupazione giovanile, e rilanciare la crescita di un Paese", continua la dottoressa Török. Ed osservando i dati non le si può di certo dare torto: in base alle proiezioni 2010-2015 elaborate dall'Isfol, infatti, la ripresa complessiva dell'occupazione in Italia sarà trainata proprio dai cosiddetti "lavori manuali" e dalle figure professionali di media-bassa qualifica come artigiani, operai, personale di segreteria, personale non qualificato nei servizi turistici ed addetti alla ristorazione. Scelta oculata, quindi, quella di concentrare risorse e progetti sull'istruzione tecnico-professionale, area di studi troppo spesso sottovalutata e stereotipata.



Nonostante la vicinanza al sistema formativo duale tedesco, dove l'alternanza scuola (professionale)-lavoro è la chiave di accesso all'occupazione, tanto efficace da soppiantare l'iscrizione all'università, che in base a dati OCSE si colloca al di sotto della media europea tanto in Germania quanto in Ungheria, il Paese danubiano è in realtà molto più simile all'Italia di quanto si possa immaginare.

Un percorso poco attrattivo quello tecnico-professionale che, come nello Stivale, continua a risentire del peso dell'appartenenza sociale, restando appannaggio delle famiglie meno abbienti; parallelamente, negli ultimi anni, un boom di iscrizioni all'università, con conseguenti (ed inevitabili) fenomeni di educational mismatch, sottoccupazione e dequalificazione. Osservando i dati elaborati dall'Istat emerge in Italia una situazione a dir poco allarmante: ad ottobre 2013 il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è arrivato a superare per la prima volta sia dalle serie Istat mensili (2004), che da quelle trimestrali (1977), il 40%; si tratta di una cifra record che include anche la componente più scolarizzata della popolazione, a testimonianza del fatto che la laurea non è più una garanzia contro la disoccupazione.



Motivare i giovani d'oggi ad intraprendere una formazione tecnico-professionale, aderendo ad un progetto di questo tipo, può a questo punto rappresentare una svolta determinante verso una graduale ripresa dell'occupazione giovanile?