Dal Corriere della Sera: " La commissione dei monopoli in Germania ha invitato lo Stato a disfarsi delle partecipazioni in Deutsche Telekom, per evitare un conflitto di interessi. Secondo la commissione il governo, che detiene il 30% delle partecipazioni è in conflitto di interessi, perché controlla quote della società e nello stesso tempo deve garantire una giusta concorrenza".
Finché lo Stato concorre con delle partecipazioni in un'azienda, non si può definirla privata e la sua presenza altera la concorrenza; lo Stato non è più garante. La disponibilità del CdA a consiglieri di minoranza aumenta i conflitti di interessi. Inoltre lo Stato è stato sempre più forte nell'esigere gli "interessi" da parte di aziende dove non è insieme giudice e giudicato.
La Germania, attualmente, è la più grande potenza economica europea ed è anche lo Stato in cui si è sviluppata l'economia sociale di mercato; l'Antitrust tedesco ha emesso un verdetto che si ripercuoterà anche nel nostro Paese, per cui in futuro sarà difficile per il governo privatizzare, ad esempio le Poste, mantenendo una quota all'interno della società.
Infatti nella sentenza dell'Antitrust tedesco, si parla di controllo diretto e indiretto, come lo è la Cassa Depositi e Prestiti: è tutta la politica economica che dovrà essere revisionata. Nel CDP sono state sistemate le partecipazioni di ENI, Enel, Terna, solo per citarne alcune, per aggiustare la finanza pubblica e sono state viste come un sistema per garantire l'italianità di una ditta o azienda che sia.
L'argomentazione non dà via di uscita: "lo Stato crea conflitto di interessi; la difesa del prodotto italiano, quindi l'italianità la garantisce lo Stato, in questo caso proprietario = la difesa dell'Italianità crea conflitto di interessi. Il nazionalismo aziendale all'interno del libero mercato europeo è una contraddizione, ecco perché c'è da aspettarsi che dopo la sentenza dell'Antitrust tedesco, l'onda prima o poi colpirà anche noi.