Brusco stop nella trattativa tra sindacati e la compagnia Alitalia. La richiesta dell'azienda per il trasporto aereo italiano vuole risparmiare il costo del lavoro per 128 milioni l'anno e per farlo non bastano i 74 milioni circa provenienti da cassa integrazione e contratti di solidarietà. Per questo l'azienda ha chiesto di abolire la clausola, inserita durante il passaggio tra la Alitalia pubblica e la CAI per cui gli stipendi della nuova azienda non potevano essere inferiori al 93% di quella gestita dallo stato.
Clausola che, se fosse abolita porterebbe ad ulteriori riduzioni di stipendi per un risparmio di circa 54 milioni l'anno.
Per questa ragione, i sindacati, udite le richieste dell'azienda, hanno deciso di sospendere il tavolo delle trattative in quanto le istanze dell'Alitalia sono state giudicate inammissibili. La Cai (la società che gestisce Alitalia ndr), vorrebbe attuare questi forti risparmi con azioni forti sugli scatti di anzianità, sulle indennità e con riduzioni in busta paga. I responsabili del board dell'azienda hanno ammesso che le condizioni economiche dell'azienda sarebbero ancora molto gravi e quindi i tagli sono necessari dalla contingenza ma anche dalla necessità di reperire risorse fresche per il rilancio.
Disponibilità che qualche mese fa sembravano dovessero provenire dal nuovo socio Etihad che avrebbe inserito liquidità nel bilancio dell'Alitalia per poter effettuare anche nuovi investimenti e che sarebbe serviti a dare respiro all'azienda. Niente di tutto questo si è ancora verificato. La trattativa è ancora lunga e la compagnia araba si è presa due mesi di tempo, fino a fine aprile, per verificare il bilancio della compagnia aerea per poi avviare la negoziazione vera e propria.
Se quest'ultima fallisse, la situazione per l'Alitalia sarebbe drammatica e non basterebbero i 3mila dipendenti in cassa integrazione per sanarne in bilancio. Si spera che l'acquisizione avvenga presto. Il tempo passa ma ancora la compagnia è in pessima salute, nonostante, con i soldi dei cittadini, sia stata scorporata la "bad company" di cui tanto si è parlato. Un'operazione che, ancora oggi, desta molte perplessità.