Il governo Renzi ha varato il nuovo 'Patto per la Salute 2014-2016' che prevede molte novità per quanto riguarda la struttura ospedaliera del nostra Paese: l'accordo raggiunto tra lo Stato e le Regioni diventerà operativo sulla base di 337 miliardi da impiegare nel prossimo triennio. Vediamo quali sono i punti d'incontro e quali invece i punti di disaccordo già evidenziati dai sindacati.



Governo Renzi, patto per la salute, accordo Stato-Regioni

Quello del nuovo 'Patto per la Salute' non si può certo definire come un 'parto' facile, visto che ormai la definizione del piano si protrae da quasi un anno e che, fino all'ultimo, le Regioni hanno contestato gli interventi del Ministero dell'Economia che ha cercato di frenare sulla disponibilità dei fondi necessari.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin ha espresso tutta la propria soddisfazione per il raggiungimento dell'accordo Stato-Regioni: 'Oggi col Patto abbiamo messo in sicurezza il sistema sanitario per le prossime generazioni'.

Cosa ci dobbiamo aspettare, dunque, per il prossimo futuro? Innanzitutto, nuovi ticket e nuove esenzioni, un nuovo prontuario per i medici, meno 'ospedaletti' e cure più 'presenti' sul territorio e nuove regole per l'assunzione del personale. Il patto, però, come c'era da aspettarsi, non è piaciuto a tutti.



Governo Renzi, patto per la salute, sindacati protestano

Il patto per la salute 2014-2016 non è stato accolto nel migliore dei modi dall'Anaao Assomed: il sindacato, in modo particolare, ha voluto commentare con tono negativo il fatto che lo Stato continui a perseguire una politica recessiva.
L'Anaao contesta soprattutto il fatto che l'accordo sia stato raggiunto tra Stato, Regioni e Ministero della Finanza senza che i medici e i sanitari siano stati interpellati.
Il patto, secondo il sindacato, non si allontana dalla politica sanitaria che è stata condotta fino ad oggi: una politica, fin qui, basata sul taglio dei posti letto, sull'implementazione del loro tasso di occupazione, sulla definizione di quelli che inevitabilmente diventeranno i nuovi criteri per il ricovero.
Ciò che preoccupa maggiormente l'Anaao è il fatto che lo Stato persisti nel non tener in debita considerazione gli effetti destabilizzanti sia dal punto di vista clinico (con un aumento del rischio e un conseguente abbassamento della qualità) sia dal punto di vista sociale, con l'esclusione dalle cure delle fasce più deboli della popolazione, un ancor più grave aumento del tempi di attesa e il sovraffollamento del Dea.