Quelle agostane sono state giornate al cardiopalmo per i listini cinesi, travolti dal panic selling. Il governo di Pechino è intervenuto a piede teso nel mercato ordinando la svalutazione dello yuan, poi ha fatto polvere sui dati dell'economia reale ed ha azzerato i vertici alle infrastrutture prima che facessero stato dei conti delle aziende pubbliche.

Non a caso il popolo cinese si lamenta delle 'bugie del presidente'. 

Il primo ottimismo del Fondo Monetario. 

Appena un paio di settimane prima il big bang, il Fondo Monetario rendeva noto un dossier sulla situazione cinese. La Cina veniva promossa con voti anche sopra la sufficienza, ma con qualche riserva, che sarebbe diventata codice rosso dopo l'11 agosto, quando si è scatenata la corsa fibrillatoria delle borse

Silenzio sui conti e azzeramento dei vertici 

Con il crollo di Shangaj le cancellerie dell'Occidente hanno paventato la nemesi dei vecchi maoisti, mentre in casa i Cinesi hanno immaginato il tradimento del governo.

Un governo, di spirito riformista, che ha impulsato l'economia fino alla deflagrazione del sistema, quello ossimorico del 'capitalismo comunista'. E adesso la bolla finanziaria rischia di risucchiare il capo del governo Xi Jinping, il cui mandato è ormai in scadenza e che ha perso il consenso popolare. Per mettere una diga all'ondata di panico sui mercati e tra la popolazione, Xi Jinping ha ordinato di rimandare la pubblicazione dei dati sull'economia di agosto, arrangiando come giustificazione che il governo è impegnato nella parata commemorativa del 13 settembre che si concluderà con la sfilata a Piazza Tienamnen. Ma cosa pensare quando i colossi delle telecomunicazioni vengono decapitati dei dirigenti e parte un'inchiesta commissionata dal governo sul 'trading illegale'?

Sempre il governo ha inviato l'ordine ai giornali di non alimentare il panico. Nuove teste del partito e dei 'ministeri sensibili' stanno per cadere, per dare un segnale di cambiamento con la correzione del piano quinquennale. Ma i conservatori conoscono bene lo stato delle finanze e lo utilizzeranno come coltello contro l'avversario Xi. Sanno che il Pil non ha raggiunto il 7%, tocca appena il 5%, e il debito pubblico pesa per il 300% sul Pil, spinto così in alto dai debiti immobiliari e dalle operazione delle 'shadow banks'. I borsisti attendono di sapere cosa vuole fare il Dragone: tornare indietro o seguire un percorso senza promiscuità.