Non ce lo saremmo aspettati dalla precisa Germania uno scandalo di tali dimensioni. La Volkswagen adesso deve vedersela anche con l'Europa, ma non è ancora finita: pare che la prassi di truccare le auto per far rientrare i parametri anti emissioni nocive, è comune anche ad altri marchi. Anche la BMW è finita nell'inchiesta, mentre dagli Stati Uniti arrivano altri dettagli sulla frode del gruppo tedesco.

In Europa inchieste sul marchio tedesco

La Commissione Ue ha rilasciato dichiarazioni dure, con un netto 'no' all'intransigenza e tolleranza zero sulle frodi. Mentre le indagini continuano, emerge che il marchio tedesco aveva comunicato ad aprile, allo Stato della California, che i veicoli rischiavano di non superare i test anti-inquinamento, inoltre aveva deciso di creare un nuovo software di controllo diesel per riuscire a superare il problema.

In Italia è giunta una comunicazione da parte della società automobilistica tedesca, volta a tranquillizzare gli animi: Massimo Nordio ha scritto al ministro Galletti che i veicoli Volkswagen con motori diesel Euro 6, in circolazione in Europa, sono conformi alla normativa europea, mentre per gli altri motori si sta procedendo alla verifica.

In Spagna la Seat, di proprietà tedesca, ha mezzo milione di motori truccati dal 2009. Anche in questo caso, però, è giunta la stessa dichiarazione della Vw, dalla casa spagnola: "Le auto con motori Euro 6 rispettano le norme legali e ambientali".

Nello scandalo è stata chiamata in causa anche la Bmw: il Suv X3, infatti, avrebbe i valori 11 volte superiori ai test e la notizia arriva dallo stesso istituto che ha fatto luce sullo scandalo della Volkswagen. La Bmw ha subito cercato di correre ai ripari, dichiarando che non ha installato alcun software che camuffi le reali emissioni gas, ma il titolo azionario ha subito, comunque, un crollo. Una reazione a catena che danneggia e non poco l'affidabilità del gruppo nel mondo, tanto che le agenzie di rating sono pronte a modificare le proprie valutazioni sul marchio.

I fatti dello scandalo e la doppia frode

Per quanto riguarda i motori Volkswagen si sa solo che il diesel EA 189 (montato da Golf, Jetta, Passat e Maggiolone e Audi A3) è incriminato. Il gruppo, sentendosi minacciato dallo scandalo, aveva cercato di ovviare con un intervento della Volkswagen of America Inc. ma nascondendo una nuova frode: invitava i proprietari di auto a controlli per installare un nuovo software ed assicurare che le emissioni rientrassero nella norma. La Volkswagen, sentendosi sull'orlo del baratro, ha trovato un escamotage per superare i severi controlli con un ulteriore inganno.

I controlli dei funzionari del Air Resources Board della California e gli omologhi federali dell'EPA (Ente per la protezione ambientali) hanno evidenziato che le analisi di laboratorio (truccate in quanto il software alterava i risultati) e le verifiche su strada non corrispondevano, c'era qualcosa che non quadrava.

La società tedesca aveva dichiarato si trattasse di un banale problema tecnico, ma si tratta di ulteriori tentativi di ingannare i controlli americani in un preciso e puntuale disegno.

Intanto l'ex amministratore delegato Winterkorn incasserà una cospicua pensione (28,6 milioni di euro e due annualità di 33 milioni in caso di uscita) ed è ovvio che lui è ritenuto responsabile dagli americani: la frode, in America, è un reato grave (oltre che il comune biasimo per la menzogna), motivo per cui presto verranno comunicati i nomi dei responsabili e il cambio della guardia.