Ha fatto molto scalpore in questi giorni la notizia che a causa dei derivati sottoscritti in passato dal governo italiano per coprire il debito pubblico dai rischi delle oscillazioni dei tassi di interesse potrà costare negli anni avvenire ai contribuenti italiani circa 40 miliardi di euro. La polemica è divampata dopo che il M5S ha chiesto al Ministero del Tesoro di vedere i contratti stipulati, ricevendo il rifiuto del Ministero.
La motivazione addotta è che può essere pericoloso per i contratti già aperti. L'economista Zingales ha chiesto allora di vedere almeno le posizioni già chiuse, ricevendo però un ulteriore diniego.
La polemica si sposta su twitter, dove Giampaolo Galli, deputato del PD in commissione finanze, spiega i veri motivi del silenzio del Ministero: zingales_it @zingales_it Non è vero. Io ho chiesto trasparenza su contratti già chiusi. Perché il Tesoro ha paura di rivelare questi? Giampaolo Galli @GiampaoloGalli Quelli chiusi sono per lo più della gestione Draghi? Ci penserei un attimo di questi tempi
Secondo il deputato del PD, quindi meglio non conoscere i contratti stati stipulati da Mario Draghi, secondo il principio che non si disturba il conducente.
Oggi "Il fatto quotidiano" pubblica la notizia che secondo la Corte dei Conti la ristrutturazione dei derivati sottoscritti dal governo durante gli anni Novanta, avvenuta sotto il governo Monti nel 2012, ha causato un danno erariale di 3,8 miliardi di euro in favore della banca d'affari Morgan Stanley. Negli anni Novanta, ininterrottamente dal 1991 al 2001, è stato direttore generale del Tesoro proprio Mario Draghi: mentre i governi passavano e le maggioranze cambiavano camaleontiche o si ribaltavano ( Andreotti VII, Amato I, Ciampi, Berlusconi I, Dini, Prodi I, D'alema I e II, Amato II e Berlusconi II), l'inamovibile Draghi stipulava derivati per proteggere il debito pubblico dagli alti tassi di interesse.
Peccato che le previsioni sull'andamento dei tassi di interesse non furono tanto precise e che pagheremo questo errore per molti anni ancora.
Da Direttore Generale del Tesoro il nostro Draghi, inoltre, fu inoltre l'artefice delle privatizzazioni delle società partecipate dallo stato (IRI, Telecom, Eni, Enel, Comit, Credit), non prima di aver incontrato nel 1992, insieme all'allora governatore della Banca d'Italia Azeglio Ciampi, un centinaio di rappresentanti della finanza anglosassone e americana a bordo del panfilo HMY Britannia della regina d'Inghilterra Elisabetta II. Qualche complottista sostiene che in quell'incontro si decidere a chi e come svendere le aziende pubbliche italiane.
Oggi Draghi è presidente della BCE ed è responsabile, insieme al board della banca, delle politiche monetarie europee.
Più di qualcuno fa notare che non sarebbe il caso che suo figlio, Giacomo Draghi, faccia il trader proprio sui tassi di interesse, guarda caso alla Morgan Stanley (a volte ritornano). Non che il figlio di Draghi non possa essere un bravissimo trader, ma potrebbe esserci qualche conflitto di interessi, visto che il papà decide da che parte vanno i tassi.