Le spese bancarie. Eh già, una questione tanto vecchia quanto l'esistenza del conto corrente. 'Colpa della austera politica monetaria di Mario Draghi', sentenziano i vertici dei principali istituti di credito italiani. Altri banchieri invece, puntano il dito contro l'accoppiata: bassi tassi d'interesse e contributi da destinare al Fondo di garanzia.

Nel frattempo però, e autorizzate dalla stessa legge regolatrice, le banche possono modificare e cambiare unilateralmente le condizioni economiche dei conti correnti.

Questi arbitrari aumenti dovrebbero essere giustificati da valide motivazioni e risultare conformi a quanto stabilito dall'articolo 118 del Testo Unico bancario. Ma non sempre è così. Ed è per questo motivo che le principali testate giornalistiche e alcune associazioni di consumatori hanno condannato la raffica di aumenti programmati soprattutto da Ubi Banca, Banco Popolare, Deutsche Bank, Banca Intesa.

Aumenti ingiustificati e segnalati alla Banca d'Italia

Il tempo passa e in pochi ricordano gli importanti ritocchi all'insù praticati da Ubi, Popolare, Montepaschi, ecc. nel corso del passato inverno.

Incrementi, che tra la tenuta del conto, i vari canoni, e le commissioni, possono addirittura superare i 25 euro mensili. Una simile condizione è già stata comunicata anche Deutsche Bank, la quale ha avvertito i propri clienti che il prossimo 30 giugno subiranno un primo addebito 'una tantum' a copertura del Fondo nazionale di risoluzione.

Per quanto riguarda un'alta percentuale di correntisti Intesa San Paolo invece, l'aumento del canone fino a 120 euro l'anno e programmato a partire dal prossimo 1 agosto, ricadrà su quei conti correnti aperti prima del 2016 e che abbiano registrato una giacenza media di oltre 2mila euro.

Che fare se la banca aumenta i costi

Una delle soluzioni più pratiche, nonostante la prossima sparizione dei conti a spese zero, sarebbe quella di munirsi di pazienza e provare a concertare l'apertura di un nuovo conto corrente famigliare a basso costo.

Una procedura di spostamento di tutti gli accrediti e addebiti alquanto ricorrente, ma con delle tempistiche ben precise. In effetti, esiste la cosiddetta chiusura veloce e alle vecchie condizioni economiche che può essere attivata anche dal nuovo istituto di credito entro 12 giorni lavorativi dall'entrata in vigore degli eventuali nuovi aumenti programmati dalle banche di appartenenza.

Insomma, un'altra estate all'insegna di pesanti aumenti.