Per molti quella dell'arrivo di uno Starbucks in Italia era un'ipotesi solo sulla carta. Eppure l'azienda statunitense fondata da Howard Schultz il 30 marzo 1971 a Seattle si insedierà a breve e in pianta stabile anche in Italia. La prima caffetteria prevista sarà più precisamente a Milano, nell'ex palazzo della Posta di piazza Cordusio, mentre dal gruppo arrivano piani su una prossima apertura anche nel bresciano.
Cenni biografici del Frappuccino
La storia di un successo così grande inizia con un piano di marketing ben studiato, a tutti gli effetti la chiave del successo del marchio della sirena, ormai famoso in tutto il mondo. Il giovane Schultz che in un primo periodo commercializzava solo caffé in grani capisce che per arrivare al grande pubblico è necessario un nome accattivante. La suggestione gli arriva dal romanzo di Melville, Moby Dick. In cui Starbuck è il nome del primo ufficiale di coperta. Dalla scelta del nome il passo è breve. Starbucks, come ogni parola che inizi con "st", suona bene, ora c'è da occuparsi del prodotto.
La prima scelta dei fondatori è quella di attingere per i nomi delle bevande - la catena vende anche pasticceria - dalla cultura italiana. Ecco la scelta di prodotti come il "latte" o il "frappuccino": apprezzati all'estero, recepiti con diffidenza in Italia. Ed ecco anche la titubanza verso l'apertura di un punto vendità in Italia. La cultura italiana, infatti, a detta di Starbucks avrebbe mal tollerato l'idea di rinunciare al classico espresso al bar in favore di un più annaquato americano; perdipiù in tazze di cartone, da consumarsi magari lontano dallo stesso bar - come è comune in America. Fino al Gennaio 2016 almeno, anno in cui esce un comunicato stampa ufficiale che annuncia la l'apertura del primo Starbucks italiano.
Proprio quello di Milano, che aprirà i battenti in Giugno e che prima, come ora, non smette di far parlare di sé.
Dalle palme alle iene
Quella di Starbucks, sarà ricordata come una delle più audaci manovre di marketing che si siano viste. La scelta nel 2017 di piantare un intero giardino botanico, composto da piante tropicali, tra cui una serie di palme non era affatto piaciuta ai milanesi, e non solo che si erano visti modificare l'elegante piazza in una vetrina ormai in mano alla multinazionale. Tra le voci, quella libratasi più in alto, era stata quella dell'ormai uomo forte della destra italiana, il segretario della lega Matteo Salvini, il quale aveva rimarcato in occasione dell'evento, la sua linea più dura, quella anti-immigrato e aveva considerato nel post come “mancano scimmie e cammelli e poi avremo l'Africa in Italia”.
Ai critici,con tutt'altre motivazioni, si è è unito in tempi più recenti la battaglia di un prete, Don Rigoldi, che in quella zona svolge da tempo attività di reinserimento di persone in uno stato di fragilità sociale e che proprio nel luogo dove dovrebbe sorgere il dehor della caffetteria, ha creato e gestisce un'edicola sociale. Il caso, riportato dalla trasmissione televisiva "Le Iene" è finito sulla bocca di tutti. Il sacerdote ha, infatti, concesso la cessione di quello spazio a una condizione: che i suoi lavoratori fossero assunti dalla multinazionale. L'incontro con la dirigenza ha scritto stavolta un finale a lieto fine: l'azienda si è detta disposta ad assumere venti lavoratori.
Tra pro e contro: 150 posti e 5000 candidati
Tra chi non vedeva l'ora che giungesse anche in Italia un marchio così famoso e chi si dice contrario al processo di mcdonaldizazzione - per citare un altro famoso marchio, mai esente da critiche, fin dalla sua apertura - una cosa è certa: in molti ne hanno visto il potenziale lavorativo. Dalla notizia dell'apertura del caffé si sono susseguite notizie sulle assunzioni. Dati più certi rivelano circa 150 posti liberi e, ad oggi un numero di candidati - sempre crescente - pari a 5000 interessati, che potremo un giorno trovare come baristi e camerieri, in un'azienda in cui almeno il 70% dei dipendenti ha meno di 30 anni e che, benché abbia come prassi quella di sbagliare il nome scritto sugli iconici bicchieri, sembra conoscere come farsi strada anche nel Bel Paese.