L'Europa monetaria continua a dibattersi in una crisi che si avvita su sé stessa. La Grecia, costretta dalla Troika (un organismo formato da FMI, Banca Centrale e BCE) ad una politica di riforme che stava cominciando a produrre risultati in termini di crescita economica (per la prima volta quest'anno è previsto il segno + nel pil e il prossimo anno una crescita del 2%) torna nel ciclone per via della decisione del premier Samaras di anticipare il voto per il presidente della Repubblica al 17 dicembre per evitare tre mesi di incertezza politica.

Se, come probabile, non otterrà la maggioranza assoluta per eleggere il candidato del premier come presidente, Stavros Dimas (servono 180 voti favorevoli su 300 quando la coalizione di governo ne dispone solo 155), non potendo contare sui voti dell'opposizione il Paese ellenico andrà ad elezioni anticipate in gennaio in quella che potrebbe essere una tornata storica per il destino dell'Euro.

Infatti il partito di sinistra Syriza guidato da Alexis Tsipras è in testa ai sondaggi con un buon margine su Neo Demokratia guidato dal premier Samaras e se dovesse vincere le elezioni, o per lo meno impedire la formazione di un governo fedele ai diktat della Troika, potrebbe scatenare un rinnovato attacco speculativo contro la moneta unica, più potente di quelli a cui abbiamo assistito finora dal momento che Tsipras, pur non essendo ostile all'Euro per partito preso, è ideologicamente contrario a sostenere la politica di austerity voluta dai falchi dell'UE e favorevole ad una cancellazione del debito greco e degli altri Paesi in crisi del 70/80%, qualcosa che ridefinirebbe completamente i Trattati ma pare inconcepibile per la visione dell'Europa che ha le ali più conservatrici dell'area euro, che sono anche quelle più potenti economicamente.

Ed infatti la reazione negativa dei mercati non si è fatta attendere e ha riportato in auge tensioni che sembravano ormai sopite in questi ultimi mesi grazie soprattutto alla politica monetaria espansiva della BCE di Mario Draghi. Ieri la Borsa di Atene ha perso quasi il 13% ed i principali mercati finanziari continentali hanno avuto cali tra l'1 e il 3%. Anche oggi la musica non è cambiata sia pure con perdite più contenute, e soprattutto lo spread tra i titoli di stato di Spagna e Italia da un lato e i Bund tedeschi dall'altro è tornato a crescere (nel caso italiano ha superato i 140 punti quando prima del declassamento del rating da parte di S&P era sceso a 112). Questo potrebbe essere solo il preambolo di una situazione ben più grave se veramente la Grecia andasse ad elezioni anticipate in gennaio, perché una vittoria di Syriza provocherebbe un effetto domino che si infrangerebbe sulle deboli speranze di ripresa dell'area, oltre a rimettere in discussione la stessa esistenza della moneta unica viste le certe ripercussioni sulla stabilità finanziaria dell'Italia, che con i suoi problemi strutturali rischia di portare la moneta unica alla sua completa disintegrazione.