Nel governo si fanno sempre più insistenti le voci di una modifica del famigerato regime dei minimi delle Partite Iva che ha scatenato le ire degli autonomi e freelance e una fuga di questa categoria lavorativa dal regime. Lo stesso premier Renzi si era reso conto che questa riforma era la più debole di tutto il piano delle riforme sul lavoro pianificato insieme ai suoi ministri ed aveva promesso che avrebbe preso provvedimenti per i giovani professionisti ed è tornato recentemente a valutare cambiamenti nei decreti attuativi della delega fiscale che saranno varati il 20 febbraio.

I punti deboli della riforma

Ricordiamo che i nodi principali che hanno provocato la rabbia degli autonomi sono sia sul lato fiscale che su quello contributivo; 1) la tassazione passata dal 5% al 15% del fatturato annuo, mentre la soglia di questo fatturato scende da 30 mila a 15 mila euro; 2) l'aliquota contributiva per tutti coloro che non sono iscritti a casse professionali, bensì alla gestione separata dell'Inps, cresce sensibilmente nel 2015, passando dal 27% al 30% più uno 0,72% della quota maternità entro una scaletta decisa a suo tempo dalla riforma Fornero che prevede il raggiungimento del 33% nel 2018.

Le possibili soluzioni

Quali quindi le possibili soluzioni? Una idea è stata proposta dal sottosegretario al Mef, Enrico Zanetti, e formalizzata in un emendamento di Scelta Civica al decreto Milleproroghe e consiste nel prorogare l'aliquota fiscale del 5% per tutto l'anno in corso per dare tempo di lavorare con più calma alla riforma che partirebbe solo una volta effettuati gli emendamenti e le correzioni dovute.

Altre ipotesi prevedono la riduzione al 10% della stessa aliquota, ma per optare in via definitiva per queste riduzioni occorre trovare le coperture.

La situazione dei commercianti e degli artigiani

Minore è la contribuzione per artigiani e commercianti; per effetto del decreto Salva Italia la contribuzione è aumentata di 0,45 punti percentuali (i nuovi limiti sono usciti con la circolare 26 del febbraio scorso) rispetto alle aliquote vigenti alla fine del 2013 raggiungendo il raggiungendo il 22,65% per gli artigiani e il 22,74% per i commercianti; l'aumento arriverà fino a raggiungere il 24% per entrambe le categorie nel 2018.

Confermata invece è la riduzione del 50% nei confronti degli autonomi con più di sessantacinque anni di età, se sono già titolari di una pensione a carico dell'istituto mentre i commercianti versano una piccola cifra in più (lo 0,09%) rispetto agli artigiani a scopo di indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale.