Domani, giovedì 12 dicembre, si terranno le elezioni anticipate nel Regno Unito. Il voto, deciso lo scorso ottobre dal Premier Boris Johnson, al momento privo di una maggioranza parlamentare assoluta, sarà determinante per la questione Brexit. Un consolidamento del potere dei Conservatori alla Camera dei Comuni, infatti, potrebbe portare all’approvazione dell’accordo sull’uscita del Regno Unito dall’UE entro il 31 gennaio 2020, data di scadenza della terza proroga concessa dall’Unione europea per trovare un’intesa e scongiurare uno scenario “no deal”.
In caso contrario, con la vittoria dei Laburisti di Jeremy Corbyn, principale forza di opposizione, la partita sarebbe nuovamente aperta.
La campagna elettorale
Il tema centrale della campagna elettorale è senza dubbio la Brexit, che ha dominato il dibattito pubblico britannico degli ultimi anni con le sue due opzioni “Leave” e “Remain”, che hanno provocato forti spaccature nel panorama politico. Da una parte, infatti, i Conservatori hanno portato avanti la propria linea politica all’insegna dello slogan “Get Brexit done”. Dall’altra, i Laburisti hanno cercato di mantenere una posizione che consentisse di tenere uniti sia coloro che si oppongono alla Brexit che coloro che la promuovono.
Ma il Labour Party non si focalizza unicamente sulla questione della permanenza o meno del Regno Unito in UE. Il programma dei Laburisti, infatti, include misure contro l’austerity e i tagli degli ultimi anni, la nazionalizzazione di alcuni servizi e l’aumento della spesa per il servizio sanitario nazionale, l’NHS.
Le forze in campo
Secondo gli ultimi sondaggi, sebbene Boris Johnson risulti tra i premier con i più bassi indici di gradimento, i Conservatori sarebbero in testa, con il sostegno del 41% dell’elettorato. Con 10 punti di distacco, i Laburisti di Jeremy Corbyn, invece, raggiungono il 30% dei consensi. Pertanto, per avere i numeri per stare al governo, l’eventuale coalizione guidata dal Labour Party dovrà quasi certamente includere anche il Partito Nazionale Scozzese (SNP), un partito regionale, socialdemocratico e sostenitore del “Remain”.
L’SNP potrebbe giocare un ruolo determinante in quanto, pur raggiungendo solo il 4% dei consensi, sarebbe favorito dal sistema elettorale inglese che premia i partiti che riescono a concentrare i propri voti in pochi collegi, diventando il terzo o quarto partito in Parlamento. Nessun altro partito giocherebbe un ruolo altrettanto determinante il giorno delle elezioni.
Il sistema elettorale
Giovedì 12 dicembre saranno chiamati alle urne 46 milioni di elettori. I seggi saranno aperti dalle 7:00 alle 22:00. Potranno votare tutti i cittadini britannici, del Commonwealth e della Repubblica d’Irlanda, maggiorenni e iscritti al registro elettorale. Il sistema elettorale britannico, maggioritario con collegi uninominali, prevede che gli elettori votino il candidato del collegio che li rappresenterà in Parlamento.
I collegi elettorali del Paese sono 650, numero corrispondente ai seggi della Camera dei Comuni, il ramo elettivo del Parlamento. Ciascun partito può candidare una sola persona per ogni collegio e, alla fine, viene eletto il candidato che ha ottenuto più voti. In seguito, il partito che ottiene la maggioranza assoluta di seggi alla Camera dei Comuni ha il diritto di formare il nuovo governo e il suo leader diventa primo ministro.
Lo scenario futuro
Ancor prima di conoscere l’esito del voto, in Europa si iniziano a temere gli effetti della Brexit. La settimana scorsa è rimbalzata sui giornali la notizia secondo cui, qualora Boris Johnson vincesse le elezioni e conducesse il Paese fuori dall’UE, per i cittadini europei potrebbe diventare complesso varcare i confini britannici.
In quel caso, infatti, i cittadini europei che vogliano entrare nel Paese, anche solo da turisti, dovranno compilare preventivamente un apposito modulo e ricevere l’autorizzazione all’ingresso tre giorni prima dell’arrivo presso qualsiasi aeroporto britannico. Inoltre, la carta di identità non sarà più sufficiente e occorrerà utilizzare il passaporto come documento di riconoscimento. Infine, potrebbero essere introdotte ulteriori restrizioni all’ingresso nel Paese, legate alla presenza di condanne passate e al rispetto dei tempi di un eventuale visto turistico. Tuttavia, affinché ciò accada davvero, occorre prima che Boris Johnson vinca le elezioni e, poi, che riesca a far passare il suo accordo sulla Brexit.
In caso contrario, le cose potrebbero andare in modo molto diverso. Al momento, dunque, è possibile fare solo delle ipotesi ma, fino al momento in cui si conoscerà l'esito del voto, sarà difficile prevedere lo scenario futuro.