Più controlli sull'assegnazione dei punteggi nelle graduatorie e mettere dei 'paletti' ben piantati ai cosiddetti inserimenti 'a pettine' da altre province o da altre regioni nelle liste degli insegnanti che aspettano l'assunzione a ruolo. L'hanno chiamata la 'guerra dei poveri', un 'conflitto' dove, purtroppo, si devono usare tutte le armi a propria disposizione, in una sorta di 'tutti contro tutti': è questa la triste realtà dei precari, alcuni lo sono da pochi mesi, altri addirittura da dieci anni o più.
Tante situazioni ingiuste in ogni regione d'Italia, ma in modo particolare l'Emilia Romagna, il Lazio, l'Abruzzo e la Toscana sono le 'terre' dove il precariato fa sentire maggiormente la propria voce. Talvolta, si è costretti a gridare, come nel caso degli insegnanti precari della regione di Lucca che, esasperati dalla loro situazione, hanno preso carta e penna ed hanno deciso di scrivere al ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini: nella sola graduatoria provinciale di Lucca, figurano oltre 500 docenti provenienti da altre regioni e non si può andare avanti così, anno dopo anno, come un cagnolino quando cerca di mordersi la coda.


Il caso di Lucca è emblematico ma ne possiamo trovare a migliaia in Italia. Nella cittadina toscana per trovare il primo precario lucchese come residenza bisogna scendere fino alla 162esima posizione: prima di quella posizione, sono tutti 'stranieri', provenienti cioè da altre regioni d'Italia e con punteggi più alti. E allora anche per il prossimo anno bisogna mettersi il cuore in pace, anche se i precari non ci stanno a quella che viene considerata una 'presa in giro'. 

Si può provare a chiedere una verifica dei punteggi (anche se i tempi per la richiesta sono ristrettissimi), in modo da sperare di fare qualche passettino in più verso la cima, ma, in certi casi, il divario è così ampio che rende vana ogni illusione.

E allora si pensa ad un ricorso 'collettivo' oppure l'estremo tentativo di un utopistico incontro con il ministro Giannini per rivendicare i propri diritti ed impedire che altri precari possano venire 'a casa tua' per rubarti il posto... E allora, forse, ci si rende conto che la vita da precari è davvero una 'guerra dei poveri'.