Lo stipendio degli insegnanti è una delle più grandi incognite (gli insegnanti di matematica capiranno ancor meglio) del futuro del personale scolastico. Se da una parte, si chiede un aumento delle ore di lavoro e si parla sempre più di 'docente in carriera', dall'altra non si fa minimamente cenno delle parole 'retribuzione, stipendio, salario, danè, sghei, palanche, piccioli', chiamateli un pò come volete, che sono quelli che permettono di vivere.
La passione quella non manca, anzi ce ne sarebbe da vendere, ma non si può vivere solo di amore per l'insegnamento. Le parole del ministro Stefania Giannini lasciano ben poco allo spirito di interpretazione e rappresentano un messaggio, a dir poco, eloquente: 'Sarebbe un bel passo equiparare gli stipendi degli insegnanti italiani agli stipendi medi europei.' - recita il responsabile del Miur, aggiungendo che il contratto dei docenti è un 'contratto mortificante, non solo perché è pagato poco, ma anche perché non ha meccanismi premiali, che valorizzino quella larga fascia di docenti che si impegnano e si aggiornano'.
Miur, scuola, stipendi da 'fame' e pensioni da 'fame' con il calcolo contributivo?
E siamo d'accordo, impegnarsi di più per prendere anche di più: si tratta di valori proporzionali ed ancora una volta gli insegnanti di matematica comprenderanno maggiormente di cosa si sta parlando. Tutti i docenti, però, si saranno chiesti quali saranno le prospettive pensionistiche a cui andranno incontro gli insegnanti, considerando soprattutto un aspetto fondamentale, legato al tanto temuto calcolo contributivo.
Sì, perchè, sempre più insistentemente si sta parlando di una riforma Pensioni che prevede, da una parte un anticipo dell'età pensionabile ma dall'altra l'introduzione di quest'ultimo metodo di calcolo che causerebbe un taglio non indifferente (almeno il 20-25%) dell'assegno pensionistico che attualmente viene percepito dagli ex insegnanti.
E allora? Se consideriamo che l'età media di coloro che iniziano ad insegnare si sta alzando sempre di più, che lo stipendio è rimasto sempre lo stesso da dieci anni a questa parte (Istat e inflazione, due parole sconosciute) e che le prospettive per la pensione sono quelle indicate sopra, ci si chiede, seriamente, cosa potrà accadere in futuro.