Ancora disaccordi tra i membri del Pd per ciò che riguarda le eventuali modifiche da apportare in materia previdenziale. Tali interventi si concentrano sul metodo contributivo, sul meccanismo dei quota 100, sulle mini Pensioni e sul prestito pensionistico, i quali rischiano di essere modificati, annullati o addirittura rimandati. Rimangono ancora aperte, quindi, le questioni sulle pensioni visto le notevoli discordanze che intercorrono tra i vari membri del partito democratico.

C'è, infatti, chi si dimostra contrario alle modifiche da apportare alle precedente Riforma Fornero. Come afferma la segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, con l'abolizione delle penalizzazioni delle pensioni per tutti coloro che vanno in pensione prima dei 62 anni di età, i trattamenti pensionistici potrebbero non essere equi. Da considerare il fatto che tale misura vale per i lavoratori che svolgono mansioni particolarmente usuranti e che mettono a rischio la loro salute.

Potrebbe, inoltre rivelarsi incostituzionale la norma che disciplina le cosiddette pensioni d'oro, poiché verrebbe imposto un limite ai percipienti di pensioni alte.

La risposta arriva dal senatore del PD Claudio Micheloni e dall'economista Stefano Patriarca che, come riportato nel quotidiano "Il Sole 24 Ore", affermano di intervenire immediatamente sul problema tanto discusso negli ultimi anni visto i dati allarmanti registrati dall'Istat in materia pensionistica. Il problema è veramente grande e si ripercuote sui pensionati, tra il peso delle pensioni che grava sulla finanza pubblica e gli assegni pensionistici molto bassi.

Secondo Micheloni, infatti, basti pensare alla grave situazione economica italiana che durante tutto il 2014 ha portato la spesa pensionistica al valore del 17%. Risulterebbe, perciò indispensabile la decisione da parte del Governo, nell'erogare parte del Tfr in busta paga.

Parte degli appartenenti al PD, non concordano i meccanismi dei quota 100, del prestito pensionistico e delle minipensioni, poiché tali benefici per favorire il prepensionamento dei più anziani e la conseguente occupazione dei giovani, potrebbe comportare un ulteriore aggravio dei conti pubblici. Al contrario, invece, molti affermano che soltanto i suddetti interventi potrebbero essere inseriti nella manovra per una risoluzione anche in modo parziale del problema.