Sono giunte in queste ore alcune dichiarazioni da parte del segretario della Cisl, Annamaria Furlan, relativamente alla riforma della legge Fornero che mettono in evidenza quanto sia rigido il sistema previdenziale italiano. Dalle pagine del quotidiano Avvenire, Furlan afferma che 'occorre ripristinare quella flessibilità in uscita per tutti i lavoratori tenendo in considerazione che le persone hanno esigenze diverse in funzione del lavoro che svolgono. Quindi non tutti i lavoratori sono uguali'.

La sindacalista è d'accordo nel ripristinare la vecchia pensione di anzianità; è favorevole a quanto ipotizzato da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, con l'introduzione della quota 100, valore da raggiungere come somma tra età anagrafica e anni di contribuzione, con un minimo di 60 anni di età e 35 anni di contributi.

Annamaria Furlan pensa anche che la condizione per andare in pensione potrebbe essere i 40 o 41 anni di contribuzione indipendentemente dall'età anagrafica, cancellando così le penalizzazioni per un'eventuale uscita anticipata. Altra idea, ipotizzata dalla sindacalista, è quella di incentivare, con sgravi fiscali e contributi figurativi, la 'staffetta generazionale' tra un lavoratore prossimo alla pensione che passa a part-time e un giovane allo scopo di far diminuire la disoccupazione che ha raggiunto livelli preoccupanti.

La Furlan evidenzia un altro problema; quello relativo all'aumento della tassazione sui fondi pensione, una vera e propria stangata sulla previdenza complementare. 'L'aumento dell'aliquota sui fondi pensione dall'11,5 al 20 percento farà assottigliare l'assegno integrativo nel prossimo futuro. Un danno non da poco, in considerazione degli importi piuttosto bassi delle nuove Pensioni'. Aumentare la tassazione sulla previdenza integrativa non è, a parere della Furlan, una mossa azzeccata. Infatti, oltre il 50 percento dei dipendenti privati versa il proprio Tfr nei fondi allo scopo di accumulare denaro per la vecchiaia. L'effetto dell'aumento della tassazione sarà quello di avere pensioni integrative più povere oppure versamenti più alti da effettuare per avere lo stesso assegno in futuro.