Il governo è al lavoro per risolvere il problema creato dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco della rivalutazione delle Pensioni stabilito per gli anni 2012 e 2013 dal governo Monti. Una sentenza che apre un 'buco' nei conti dell'Inps stimato tra i 10 e i 13 miliardi, per effetto combinato dei rimborsi delle cifre non corrisposte e del recupero della rivalutazione sugli assegni attuali.
Blocco delle pensioni: la sentenza delle Corte Costituzionale.
Il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a tre volte l'assegno minimo dell'Inps (1.450 euro lordi al mese) faceva parte del decreto 'Salva Italia' del 2011 con il quale il governo attuò risparmi per 8,2 miliardi di lire, pari a 1.584 euro pro capite che ora bisognerebbe rimborsare.
Secondo la sentenza della Consulta, il blocco dell'adeguamento degli assegni al costo della vita era anticostituzionale in quanto, interessando i redditi medio-bassi, ne metteva a rischio l'adeguatezza, venendo meno, in questo modo, al principio sancito dall'articolo 38 della Costituzione.
La norma bocciata è stata difesa sia dall'ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha voluto sottolineare come sia stata voluta da tutto il governo, nonostante porti il suo nome, che dall'allora primo ministro, Mario Monti, secondo il quale la manovra era necessaria per salvare i conti del Paese.
I rimborsi di 1.500 euro a testa: le ipotesi.
La 'norma Fornero', ha interessato 5,2 milioni di trattamenti che, per rispettare la sentenza della Corte Costituzionale, dovrebbero ora essere rimborsati, creando non pochi problemi alle casse dell'Inps. Dopo i primi calcoli che stimavano in 5 milioni la cifra complessiva dei rimborsi, stime più aggiornate fanno salire l'importo a 10-13 miliardi.
La causa è in un 'effetto trascinamento' per il quale, anche dopo la sospensione delle rivalutazioni negli anni 2012 e 2013, le stesse, pur riprendendo ad essere adeguate, hanno continuato a scontare la perdita di potere d'acquisto accumulata negli anni del blocco.
Le ipotesi su cui il ministro Poletti e l'Inps starebbero lavorando per attenuare gli effetti della sentenza della Consulta sulle casse dell'istituto di previdenza, sarebbero principalmente tre:
- Blocco sopra i 2.300 euro. Alzando il blocco delle pensioni a 2.300 euro, 5 volte l'assegno minimo, si accoglierebbe il rilievo di incostituzionalità salvaguardando le pensioni più basse e riducendo la base degli aventi diritto.
- Revisione del meccanismo di rivalutazione delle pensioni. Gli adeguamenti al costo della vita potrebbero essere rimodulati in modo da risultare gradualmente inferiori per le fasce di reddito più alte che, in questo modo, potrebbero comunque godere di una tutela.
- Rimborsi a rate. Si potrebbe decidere di procedere con rimborsi rateizzati, in modo da diluire nel tempo l'impatto finanziario sui conti dell'Inps.
Qualunque sia la soluzione prescelta, occorre sottolineare che ancora non sono chiare le modalità con le quali saranno effettuati i rimborsi, che potrebbero non essere automatici, ma conseguenti ad una citazione dell'Inps in giudizio, da effettuare individualmente o con una class action.