E' da tempo che si aspettano notizie più precise su cosa prevede la riforma dell'insegnante di sostegno nella Scuola Italiana. Nella Buona Scuola del Governo Renzi diverse sono le novità previste ma restano diversi interrogativi sul futuro degli insegnanti di sostegno: vediamo di comprendere meglio la riforma e i suoi punti più importanti.

Nuova formazione e nuovo reclutamento

Il sottosegretario all'Istruzione ha sempre affermato che la preparazione dell'insegnante di sostegno è stato molto generalista e per niente di tipo specialistico sulle diverse disabilità e quindi nei nuovi percorsi di formazione che la Buona Scuola prevede di attuare si cercherà di formare un insegnante di sostegno specializzato nelle singole disabilità. Sempre secondo Faraone bisogna modificare il pensiero e il modo di intendere il sostegno e l'inclusione degli alunni con disabilità. Nella riforma si parte da una formazione iniziale di tutti gli insegnanti fino a giungere al nuovo reclutamento che sarà avviato tramite ,aurea e concorso, escludendo così il TFA speciale.

Cosa prevede in modo specifico La Buona Scuola?

Il progetto attuale nasce dalla considerazione di una precedente proposta di legge risalente al 2006, ripresa successivamente nel 2012 con il il Dpr del 4 ottobre con il quale veniva approvato dal Governo il piano d’azione per attuare la Convenzione Onu sulla disabilità del 2006.

Attualmente con un ddl presentato dagli onorevoli Fossati, Argentin, Binetti, Carnevali, Coccia, Coscia, Faraone, Malpezzi, Molea, il progetto prevede 17 articoli che riguardano in modo specifico il sostegno, ecco sinteticamente le novità previste:

  • la laurea magistrale quinquennale a ciclo unico e successivo corso di specializzazione per il sostegno per la scuola primaria e dell'infanzia;
  • la laurea triennale conseguita in materie che consentano l'abilitazione all'insegnamento e successiva laurea magistrale, nonché un anno di corso di specializzazione per il sostegno per la scuola secondaria di primo e di secondo grado;
  • Vincolo quinquennale nel ruolo di ins. di sostegno (mobilità);
  • L'inclusione dovrà essere preso in carico da tutti i docenti curriculari e non solo da quelli di sostegno “attraverso una partecipazione attiva in tutte le fasi che coinvolgono gli alunni disabili;
  • Obbligo di formazione iniziale ed in servizio per i dirigenti e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici ed organizzativi, dell’inclusione scolastica;
  • Per i docenti di sostegno a tempo determinato che prendono servizio in classi non terminali è previsto un contratto biennale nella stessa sede (contratto legato però alla disponibilità della sede stessa, mentre i docenti a tempo indeterminato seguiranno gli alunni disabili per l’intero ciclo - articolo 6 della proposta di legge);
  • Semplificazione degli atti burocratici sulla documentazione degli alunni con disabilità.

Insegnante di sostegno o tutor dell'Inclusione?

Si evince che il ruolo del docente di sostegno si prefigura sempre più come tutor, una sorta di "esperto dell'inclusione", con una formazione specifica, separata da quella curriculare.

Quindi sarà possibilmente un esperto al fianco degli alunni disabili o che faccia da tutor per l’intera scuola, così tutto il personale dovrà avere la competenza per assistere l'alunno disabile senza creare discriminazioni favorendo una vera inclusione.

Si creerà nuova classe di concorso attraverso il vincolo quinquennale ed un nuovo percorso di formazione specifico. I sindacati denunciano che l’inclusività fino ad oggi è stata un fiore all’occhiello della scuola italiana: scorporando il sostegno dalla didattica, arriveremmo al docente che fa la diagnosi o la formazione ad altri docenti ma completamente "distante dal percorso della classe e degli alunni”.