Siamo giunti al 18 dicembre e dopo tre mesi dall'inizio della Scuola, per oltre 30 mila supplenti non c'è ancora nessuna traccia del proprio stipendio per il lavoro prestato. Il mancato stipendio da oltre tre mesi, per i supplenti che ogni giorno hanno delle spese di viaggio, di affitto, famiglia non è più sostenibile e la domanda sorge spontanea: dove sono i miliardi della Buona Scuola di cui parla Renzi? Gli insegnanti precari, come tutti i lavoratori, hanno diritto al rispetto della loro dignità.
Precari senza stipendio: partita la petizione
I docenti precari senza stipendio, l'altro giorno 16 dicembre, hanno avviato una petizione diretta al ministro Giannini affinché intervenga al più presto. Per firmare la petizione bisogna collegarsi al sito 'Change.org' e scrivere nella sezione cerca: 'Lo Stato paghi gli insegnanti precari', e successivamente bisognerà cliccare su 'Firma'. Fino ad ora i sostenitori, sono stati oltre 1000.
Nello specifico, per poter verificare sul portale Noipa del Ministero dell'Economia l'avvenuto pagamento e poter riscuotere lo stipendio dovrà comparire la dicitura "acquisto", invece che "elaborato".
Sulla questione la Lega Nord ha depositato un'interrogazione parlamentare a risposta scritta a firma Attaguile, Fedriga e Borghesi: “Il capo del Governo – spiega Pittoni – non può far finta di nulla, dopo aver annunciato infinite volte risorse aggiuntive per l'istruzione".
Intanto i migliaia di docenti precari sperano che prima di Natale sia dato loro quanto dovuto, ovvero gli stipendi del lavoro prestato da 3 mesi, in quanto i mancati pagamenti pesano davvero tanto sui i bilanci dei docenti. Niente di più deprimente se si calcola poi che già lo stipendio degli insegnanti italiani resta uno dei più bassi in tutto il continente europeo. Secondo la FLC CGIL il problema consiste nel fatto che l'amministrazione statale continua a non voler programmare per tempo il fabbisogno occorrente per assicurare la regolarità delle liquidazioni spettanti in base ai contratti stipulati, con la conseguenza che questa reiterata anomalia lede fortemente i diritti del personale più debole, quello precario.