Per domani, lunedì 21 dicembre 2015, è prevista una riunione a Viale Trastevere per fare il punto della situazione in merito ai residui attivi, vale a dire quelle somme che molte scuole italiane si sono trovate costrette a versare negli anni passati per far fronte al pagamento di stipendi ed altri compensi al personale in organico: questi anticipi, però, salvo pochissimi casi, non sono mai stati rimborsati dal Miur.

Miur, un miliardo di debito per i residui attivi

E' una situazione che si trascina da diversi anni, come sottolineato dal portale specializzato 'Tecnica della Scuola', una situazione incresciosa anche perchè si calcola che il debito accumulato dal Ministero dell'Istruzione abbia raggiunto oramai il miliardo di euro. 

Facile prevedere che anche la riunione di domani non sortirà alcun effetto positivo e tutto rimarrà come prima.

Il ragionamento che il dicastero di Viale Trastevere è tanto 'logico' quanto 'irritante' ovvero: se la singola scuola è riuscita a far fronte a quei pagamenti significa che il denaro c'era e che lo poteva fare. Tanto per fare un esempio, è come quando qualcuno dà in prestito ad un amico dei soldi e quest'ultimo, al momento di restituirli, rispondesse: 'Amico mio, se il tuo conto corrente bancario presenta un saldo attivo, perchè mai dovrei restituirti i soldi? Te la puoi cavare benissimo anche senza'.

Scuola, 'Miur, dove sono le megarisorse del governo Renzi?'

Quella dei residui attivi è una questione annosa che si trascina da tempo con i tecnici del Miur che affermano come sia necessario monitorare attentamente la situazione per comprendere le singole posizioni: in molti casi si è proceduto in tal senso, ma, come spesso accade in Italia, al momento di arrivare alla resa dei conti, tutto si blocca e non si conclude nulla. 

Per renderci conto delle difficoltà economiche in cui versa lo Stato, basti pensare allo stucchevole teatrino riguardante gli stipendi dei precari supplenti: sono ancora migliaia e migliaia a non aver ricevuto nemmeno un euro dall'inizio dell'anno scolastico.

Basta questo per comprendere che gli spot pubblicitari che continuano a lodare i mega investimenti del governo Renzi per la scuola pubblica italiana rappresentano un 'bluff' politico di ignobile bassezza.