Il numero uno dell'Inps Tito Boeri è stato oggi 18 marzo 2016 ospite negli studi del 'Corriere della Sera', a cui ha concesso una lunga intervista, nel corso della quale sono sono state toccate molte questioni. Si è ovviamente parlato della spinosa querelle relativa alla riforma delle Pensioni, ma non solo. Boeri ha chiarito il suo pensiero sul comportamento dell'esecutivo diretto dal Premier Matteo Renzi.

Il numero uno dell'Inps ha detto chiaramente che se il governo intende riformare le pensioni, lo deve fare al più presto. Questo in quanto a suo giudizio Il blocco delle pensioni ha finito per influire pesantemente sulle assunzioni dei giovani, che infatti sono state molte di meno. Quindi secondo il Presidente dell'Inps il governo farebbe bene ad intervenire immediatamente su questo punto in modo da sbloccare la situazione. 

Il problema rimane convincere l'Europa

Anche Boeri concorda sul fatto che il problema in questo momento è il controllo dell'Unione Europea sui conti italiani. La UE infatti non vedrebbe di buon occhio l'introduzione di una maggiore flessibilità in uscita nel sistema pensionistico italiano, per paura che si possa pregiudicare quanto di buono fatto negli ultimi anni per mettere apposto i conti dello Stato. In realtà Boeri ritiene che questo pregiudizio sia sbagliato e che la riforma avrebbe un costo iniziale, che però successivamente verrebbe recuperato dal fatto che si avrebbero pensioni più basse. 

La flessibilità in uscita proposta da Boeri

Il numero uno dell'Inps  enuncia la sua proposta per quanto concerne la flessibilità in uscita.

Egli afferma che secondo lui si dovrebbe poter andare in pensione 3 anni prima, rispetto a quanto previsto attualmente, ma con delle riduzioni sugli importi degli assegni pensionistici. Tito Boeri in poche parole conferma che secondo lui si tratterebbe di tagliare di appena il 3% le pensioni per ogni anno di anticipo, il tutto per un massimo del 9%. Il Presidente dell'ente previdenziale italiano ha pure ammesso di averne parlato personalmente con Matteo Renzi, il quale si dice propenso. Restano però da convincere le autorità europee circa la bontà della proposta.