Sarà firmata all'Aran il 13 luglio 2016, la riforma della Pubblica Amministrazione nella parte in cui i comparti del pubblico impiego subiranno un importante accorpamento e saranno ridotti da undici a soli quattro. E' questa la notizia dell'ultima ora che prevede la convocazione dei sindacati per mercoledì prossimo e che andrà a riformare anche la rappresentatività degli stessi sindacati all'interno dei vari settori statali.
Infatti, a partire dalla prossima settimana, i sindacati che non dovessero raggiungere la percentuale minima per rappresentare i lavoratori statali, fissata nella misura del 5 per cento della media degli iscritti e dei voti ottenuti nella Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu), avranno come termine il 15 agosto per potersi unire agli altri sindacati e rimanere all'interno del tavolo delle trattative.
Riforma Pubblica amministrazione, a che punto è la trattativa del rinnovo dei contratti?
L'accorpamento sarà necessario soprattutto nei grandi comparti della Scuola e dei poteri centrali: a differenza degli altri due comparti, occorrerà il maggior numero di iscritti e di votanti per raggiungere la misura minima della rappresentatività, soprattutto in vista del rinnovo del contratto del pubblico impiego, ormai fermo all'ultima firma del 2009.
La trattativa si renderà oltremodo necessaria per dar seguito alla sentenza della Corte costituzionale del 29 luglio di un anno fa che imponeva lo sblocco dei contratti dei lavoratori statali. Eppure, ad oggi, il rinnovo è in fase di stallo e, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore di oggi, l'iter delle trattative dei nuovi contratti si intrecceranno con l'approvazione del nascente Testo unico sul pubblico impiego, la cui emanazione era in agenda per questo mese. Tuttavia il Governo ha come termine l'inizio del prossimo anno e non ci sono segnali di accelerazione nell'adozione della nuova normativa.
Rinnovo contratto statali, quando ci sarà l'aumento degli stipendi?
Di questo passo, pertanto, di rinnovo contrattuale se ne riparlerà nel 2017.
Attualmente sono da spartire solo le risorse messe in campo dal Governo Renzi nella finanziaria del 2016 (trecento milioni di euro più un'altra settantina che potrebbero essere ricavati dal taglio delle spese dei vari enti). Non si tratta di aumenti in busta paga direttamente collegabili ad un ritocco contrattuale, ma di un veri e propri bonus, sulla cui suddivisione si sono fatti un gran numero di ipotesi. L'ultima, quella di un mese fa, stabiliva un ritocco del salario accessorio solo ad una determinata parte degli statali, quelli che non avessero un reddito superiore ad un certo livello (ipotizzato in 26 mila euro lordi all'anno) e sulla base di parametri, essenzialmente meritocratici, non ancora individuati. Ma si tratta, pur sempre, di un premio una tantum, non a pioggia e non per tutti, che non risolve la questione del blocco dei contratti del pubblico impiego.