I lavoratori precoci che lottano per andare in pensione anticipata con la quota 41 alla fine potrebbero pagare lo scotto dell'aggiustamento dei conti pubblici. Infatti, con l'aggiornamento del Def, il Documento economico e finanziario, il Governo Renzi dovrà muoversi in ambiti ben stretti per l'emanazione della legge di bilancio entro il prossimo 20 ottobre e, di conseguenza, nei meccanismi della riforma delle pensioni.
Cauta la previsione della percentuale di Prodotto interno lordo che dovrebbe non andare oltre lo 0,8% nel 2016 e l'1% nel 2017. Il rapporto tra deficit e Prodotto interno lordo, invece, non potrà salire più del 2,5 per cento, con ulteriore riduzione al 2,3 per cento nel prossimo anno.
Pensioni precoci 2016, in forte dubbio la quota 41
Di fronte a questo scenario, la riforma delle Pensioni rischia di uscirne notevolmente ridimensionata rispetto alle aspettative. Fermo restando il sostegno alle pensioni minime con l'allargamento delle quattordicesime, è possibile che i lavoratori precoci debbano lottare ancora per farsi riconoscere la quota 41.
Secondo indiscrezioni, i benefici del nuovo meccanismo previdenziale dovrebbero lasciare poco spazio a chi ha cominciato a lavorare tra i quattordici e i diciotto anni. Anzi, leggendo quanto riportato dal Corriere della Sera di oggi, 28 settembre 2016, l'auspicio della pensione anticipata per i precoci salterebbe definitivamente dato che la somma che il Governo potrebbe mettere sul piatto della riforma potrebbe scendere da due a 1,5 miliardi di euro.
Pensione anticipata 2016 con Ape di Renzi: verso il taglio del 6% all'anno
Confermata, invece, la pensione anticipata con il sistema del prestito Ape che sarà possibile ai lavoratori almeno sessantatreenni dal 2017, ovvero per i contribuenti con anno di nascita tra il 1951 e il 1953.
Chi deciderà di uscire anticipatamente dovrà mettere in conto una perdita del mensile netto del 6 per cento per ogni anno di lavoro evitato. Mentre, le categorie di lavoratori più deboli, dovrebbero pagare una decurtazione più bassa che potrebbe arrivare al 3 per cento all'anno. Ancora incertezza sulle categorie che beneficeranno dello sconto: accanto ai disoccupati ed ai disabili, potrebbero essere inclusi i contribuenti che svolgono lavori usuranti o con più probabilità di infortuni.