Alla fine è arrivato l'accordo per il rinnovo del contratto dei dipendenti della Pubblica Amministrazione, Scuola compresa, e mentre i sindacati si ricompattano parlando di 'aumenti dignitosi e di superamento della legge Brunetta (Annamaria Furlan della Cisl) e, persino, di modifiche alla riforma Buona Scuola (Susanna Camusso della Cgil) c'è chi, invece, soprattutto tra i docenti e il personale Ata ha accolto non troppo benevolmente la notizia dell'accordo.

Naturalmente, il punto principale resta quello: quell'aumento di stipendio, quegli 85 euro 'medi' (come specificato dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia) non può certo soddisfare chi, dopo sette anni di blocco contrattuale, si è visto eroso il proprio potere d'acquisto di almeno 160-180 euro al mese.

Ultime news scuola, giovedì 1 dicembre 2016: sindacati soddisfatti per aumenti stipendi

Per di più, il nuovo accordo si basa su un livellamento degli stipendi: obiettivo, infatti, sarà quello di ridurre la forbice tra chi prende di meno e chi, invece, prende di più. Dunque, una maggiore attenzione ed un maggior sostegno a quei lavoratori che, fino ad oggi, hanno preso di meno.

Se non altro si è evitata la clamorosa beffa del famoso bonus Irpef da 80 euro. Nessuna penalizzazione, infatti, per gli oltre duecentomila insegnanti e Ata che, sino ad oggi, hanno preso in busta paga circa seicento euro in più all'anno. E' stato proprio questo uno dei nodi più complicati da sciogliere anche se, alla fine, Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione Pubblica, ha espresso tutta la propria soddisfazione per il nuovo cambiamento, per l'innovazione dell'accordo che supera quanto avvenuto in passato, quando chi guadagnava di più come stipendio, prendeva sempre di più.

Rinnovo contratto scuola: docenti e personale ATA insoddisfatti

I dubbi sul futuro, comunque, restano eccome. Il personale docente e ATA insiste sul fatto che si tratta solamente di una manovra elettorale e che gli aumenti sono assolutamente insoddisfacenti.

C'è chi sospetta, persino, in un clamoroso dietrofront del governo in base a quello che sarà l'esito del referendum sulla riforma costituzionale di domenica prossima: ne abbiamo viste di tutti i colori ultimamente e non ci sorprenderemmo affatto nemmeno di fronte a questa ipotesi.