Oggi, mercoledì 30 novembre 2016, potrebbe risultare una giornata molto importante per il rinnovo del contratto della Pubblica Amministrazione, un contratto bloccato da sette anni e che potrebbe trovare l'accordo nel vertice politico che si svolgerà in data odierna a Palazzo Vidoni, presenti il ministro Marianna Madia e i segretari generali della Cgil, Cisl e Uil.

Occorre usare più che mai il condizionale, visto che non mancano le incertezze e le incognite su quello che dovrà risultare il testo definitivo.

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Tanto per cominciare le incertezze riguardano proprio l'aumento stipendiale: la cifra di 85 euro lorde mensili, di cui si è parlato insistentemente nelle ultime settimane, potrebbe essere un importo medio oppure una base di partenza. L'impressione è che l'importo esatto dell'aumento salariale del personale docente e Ata si conoscerà solamente al termine di una seconda contrattazione, quella che riguarderà ogni singolo comparto della Pubblica Amministrazione. Questa ipotesi è stata, per altro, confermata da Maurizio Bernava, segretario confederale della Cisl, che ha parlato di 85 euro di aumento come un'indicazione di riferimento.

Tra le molte incognite, un fatto certo, evidente. Il Governo Renzi vuole chiudere il discorso il più in fretta possibile e lo stesso Presidente del Consiglio lo ha lasciato intendere chiaramente.

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E i sindacati cosa ne pensano? Antonio Foccillo, segretario confederale Uil e Annamaria Furlan della Cisl sembrano essere determinati ad uscire da Palazzo Vidoni con l'accordo sul rinnovo del contratto del pubblico impiego saldamente in pugno.

Molto più scetticismo, invece, da parte della Cgil, che, attraverso le parole di Susanna Camusso, ha lasciato intendere che se ci sono i presupposti e le condizioni per andare avanti, si andrà avanti ma 'se non ci sono - ha sottolineato la leader della Cgil - non c'è data che tenga'.

L'intenzione, per quanto riguarda le cifre riguardanti gli aumenti di stipendio, sarebbe quella di privilegiare i redditi più bassi: stando a questo ragionamento, dovrebbero essere proprio i docenti e il personale Ata a dover percepire gli aumenti maggiori, visto che tra le diverse categorie di dipendenti statali, sono i lavoratori che possono lamentarsi per gli stipendi meno alti in assoluto.