Nuova contesa sul fronte Pensioni. Al centro del match, questa volta, pro-Fornero vs chi contrasta fermamente l'ipotesi di un ulteriore innalzamento dell'età delle pensioni. Almeno per ora, però, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti intende temporeggiare: "Ne parleremo a settembre, quando avremo sotto gli occhi i dati Istat sull’aspettativa media di vita". La riforma delle pensioni Fornero, infatti, prevederebbe un nuovo aumento dell'età pensionabile, che in questo modo arriverebbe a sfiorare quota 67 anni entro il 2019.

L'ipotesi del blocco accoglierebbe il favore di due influenti ex ministri come Cesare Damiano (Pd) e Maurizio Sacconi (Epi), nonché di tutta la coalizione sindacale. Per Roberto Ghiselli (Cgil) è inutile perdere tempo: "Le ragioni per bloccare l’innalzamento dell’età pensionabile sono ovvie già da ora. È impensabile aspettare settembre per affrontare la questione pensioni. L'Italia è già primato negativo in Europa, e un ulteriore balzo renderebbe la cosa davvero insostenibile". Concorde il collega Carmelo Barbagallo (Uil), secondo cui i "meccanismi automatici" nell'ambito delle pensioni non hanno più senso di esistere.

Accuse forti anche nei confronti di Tito Boeri (Inps), che per Barbagallo "non fa altro che alimentare contenziosi". Un esempio? "Le buste arancioni per le quali si stanno spendendo inutilmente un sacco di soldi, oltre a creare tensioni. Nessuno può dire cosa accadrà da qui a vent'anni". E ancora: "Quella delle pensioni è una materia così mutabile...".

Pensioni, focus sulla spesa

Contrariamente alle aspettative, non sono pochi coloro che giudicano un ipotetico innalzamento dell'età pensionabile "salvifico" per le casse dello Stato, che arriverebbe così a risparmiare ben 1,2 miliardi di euro annui. Solo cinque mesi, dunque (da 66 anni e 7 mesi a 67 anni), basterebbero a fare la differenza tanto per il "Mittente" quanto per i "Destinatari" della proposta.

La spesa per le pensioni è da tempo sotto la lente della Ragioneria generale dello Stato, che nel report rilasciato nei giorni scorsi fa sapere che il rapporto col Pil è in decrescita. Secondo la stima, dal 2019 (anno del suo minimo) in poi, spesa pensionistica e Pil dovrebbero nuovamente crescere sino a quota 16,3% (2044), grazie anche al ritiro dal mondo del lavoro dei nati tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Tornando per un attimo al presente, le misure contenute nella nuova riforma pensioni stanno riscuotendo un buon successo. Ieri è stato l'ultimo giorno utile per la presentazione delle domande di Ape social e Quota 41 per i cosiddetti lavoratori "precoci". Gli esiti verranno comunicati entro la prima metà di ottobre, anche se: "le istanze presentate dopo il 15/07, [...] purché pervenute entro e non oltre il 30/11 di ciascun anno, potranno essere prese in considerazione esclusivamente ove residuino risorse". La seconda tranche, fa sapere ancora l'Inps, è prevista per il 2018.

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