Il rinvio o blocco dell'aspettativa di vita è stato l'argomento più dibattuto quest'estate in relazione al tema Pensioni. Sono stati in tanti a chiederlo, dai sindacati, attesi dai nuovi incontri con i rappresentanti dell'esecutivo Gentiloni a fine agosto, ai politici, tra cui Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, presidenti delle Commissioni Lavoro in Parlamento, senza dimenticare Walter Rizzetto, numero 2 della commissione presieduta dall'onorevole Damiano.

Tutti però sembrano dimenticare un aspetto fondamentale, che renderebbe vana la discussione fatta fino ad oggi: la clausola inserita all'interno della legge Fornero. Perché quasi nessuno ne ha parlato?

Dal 2021 in pensione a 67 anni in ogni caso

Qualunque sia la decisione che verrà presa all'interno della Legge di Bilancio in autunno sull'aspettativa di vita, l'età pensionabile si alzerà in ogni caso a 67 anni entro il 1° gennaio 2021. Ipotizziamo, ad esempio, che passi la linea del congelamento della speranza di vita, a cui è legato con un filo diretto il requisito anagrafico per l'accesso alla pensione di vecchiaia.

Nell'eventualità, ad oggi remota, si tratterebbe comunque di una vittoria di Pirro, se non ingannevole nei confronti della cittadinanza, attesa al voto delle prossime elezioni politiche all'inizio del 2018, soprattutto se verrà tenuto nascosto quello che potremmo definire il segreto di Pulcinella della riforma previdenziale.

Che cosa dice la clausola di salvaguardia contenuta nella legge Fornero? In sintesi, stabilisce che anche in caso di blocco dell'aspettativa di vita o della sua soppressione, i lavoratori italiani andranno in pensione a 67 anni dal 1° gennaio 2021 in avanti. Una vera beffa per coloro che credono ancora nella battaglia inerente la revisione, quantomeno, del meccanismo strettamente connesso all'aspettativa di vita.

Battaglia che, da quanto emerso dall'ultimo rapporto della Ragioneria di Stato, sarebbe fondamentalmente inutile.

Non c'è possibilità di tornare indietro

La natura delle clausole di salvaguardia che l'Italia ha contratto con la commissione dell'Unione Europea è tale che non prevede scorciatoie o pericolosi salti all'indietro. Insomma, non c'è possibilità di tornare indietro. Quindi, anche qualora si optasse, quest'anno per il biennio 2019-2020, il congelamento dell'aspettativa di vita, in alcun modo si eviterà lo scatto automatico dell'età pensionabile dal 1° gennaio 2021, quando - comunque vadano le cose - si andrà in pensione a 67 anni, età che vale sia per gli uomini che per le donne, riprendendo il tema di un altro articolo, dove abbiamo scritto di come l'Europa non veda di buon occhio la disparità di genere nel trattamento previdenziale, in riferimento per esempio al regime sperimentale Opzione Donna e all'ascesa di Ape donna, modellata sull'anticipo pensionistico agevolato.

Torna la domanda iniziale: perché nessuno, eccetto la Ragioneria di Stato, parla della clausola di salvaguardia inclusa nella riforma pensioni della Fornero?