Il prossimo autunno si annuncia per il comparto previdenziale un periodo pieno di nodi da sciogliere, ma tra le domande a cui si dovrà trovare una risposta c'è anche la questione ancora irrisolta degli adeguamenti all'inflazione. Sul punto pesa infatti il giudizio della Consulta, atteso per il prossimo 24 ottobre, che dovrà mettere la parola fine sulla effettiva costituzionalità dei provvedimenti decisi durante l'esecutivo Renzi con il DL n. 65 del 2015.

Un provvedimento arrivato dopo un primo parere negativo dei giudici costituzionali, che hanno chiesto di modificare le penalizzazioni previste con la Manovra Fornero del 2011. Al vaglio vi sarebbero quindi gli interventi di riequilibrio decisi al fine di ripristinare una situazione di maggiore equità, ma il rischio implicito è quello di trovarsi davanti a nuove richieste di intervento e alla necessità di reperire ulteriori fondi con l'obiettivo di adeguare il meccanismo di rivalutazione alla carta costituzionale

Riforma pensioni, la posta in gioco sulle mancate rivalutazioni

Dopo l'intervento incostituzionale del 2011, il tema delle mancate rivalutazioni è stato oggetto di un ripensamento risalente al 2015, con il quale è stato previsto un meccanismo a fasce, laddove il riconoscimento dell'adeguamento veniva assegnato in senso inversamente proporzionale al crescere del reddito.

Così facendo, si è garantito il 100% della rivalutazione per ogni assegno fino a 3 volte il minimo Inps, con soglie successive che prevedono un completo annullamento per importi superiori di 6 volte la pensione di base. La soluzione ha permesso di ridurre il budget a circa 2,8 miliardi, ma resta il quadro di un intervento correttivo che di fatto ha escluso i pensionati con redditi medio alti dal beneficio; molti di loro hanno quindi chiesto un nuovo parere alla Corte Costituzionale riguardo la penalizzazione subita.

Assegni Inps e confronto sindacale: il tema al centro della FASE 2

Lo stesso tema degli adeguamenti all'inflazione è anche al centro del confronto tra Governo e sindacati, basato sul verbale siglato lo scorso settembre 2016.

L'impegno delle parti prevede l'introduzione di un nuovo strumento di perequazione, che al posto di effettuare i calcoli di convenienza sulla base di diversi scaglioni (come riportato in precedenza), prevede l'applicazione della rivalutazione in base agli importi degli assegni. Un meccanismo che non appare nuovo, ma che potrebbe risultare maggiormente rappresentativo rispetto al costo della vita dei pensionati.

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