Nel corso della settimana passata ha avuto grande risalto sui principali media la notizia dell’espatrio di oltre 50mila giovani e di molti altri italiani nel 2016. Per cercare di capire meglio il fenomeno abbiamo intervistato gli Psicoterapeuti Nunzio Nasti e Maria Cristina Foglia Manzillo, co-fondatori del Centro Studi Panta Rei e del relativo gruppo Facebook.
L'intervista agli psicoterapeuti Nasti e Foglia Manzillo
Partiamo esaminando la questione dal punto di vista generale: cosa ci dice la psicologia in merito al fenomeno del crescente numero di giovani che decide di espatriare per cercare la propria realizzazione personale?
Qualche anno fa eravamo in Olanda e ci trovammo in difficoltà in una stazione della metropolitana. Un giovane ragazzo italiano, sorridente ed educato, si avvicinò chiedendo se poteva darci una mano. Nel mentre, ci disse che era in Olanda per studiare all’Università e per lavorare lì un domani. Allora gli chiedemmo: “come mai hai deciso di lasciare l’Italia?” e la sua risposta fu: “Con rispetto parlando, vi sembra un Paese adatto ad un giovane l’Italia?”.
Da noi è facile che un ragazzo comune, dotato di buona volontà e capacità, non senta di avere la madrepatria alle spalle che ne supporti lo sviluppo. Così è giocoforza cercare altri spazi. Considerando che l’Italia è un Paese di figli “mammoni”, è positivo che molti giovani dimostrino intraprendenza, spirito di autonomia; che, implicitamente, ritengano di avere capacità di “coping”, cioè di fronteggiare le difficoltà, e contemporaneamente un buon grado di “resilienza”, ossia capacità di superare le difficoltà in tempi adeguati.
Purtroppo il fenomeno non è limitato solo ai giovani: quali sono secondo voi i motivi profondi che portano ad una sensazione di disagio così diffusa, anche in fasce di popolazione che non sono state necessariamente toccate dalla crisi economica?
L’Italia è un paese snervante per molti di noi.
Non solo per l’assenza di lavoro, ma anche per la frustrazione di vedere molti giovani competenti non essere facilmente riconosciuti ed assegnati ai posti che meriterebbero. E vogliamo parlare della frustrazione per i complicatissimi aspetti burocratici di qualunque banale faccenda che fanno passare la voglia di muoversi anche a chi guadagna? E’ chiaro che la fiducia nello Stato, ma anche negli altri da noi, è piuttosto bassa. Ti aspetti la fregatura anche se sei semplicemente in fila alla posta e pensi a chi sarà quello che ti passerà davanti. Perciò siamo al 48° posto nel World Happiness Report 2017.
Nella risposta precedente avete citato il rapporto World Happiness Report 2017: potete spiegarci di cosa si tratta e quali spunti pratici può offrire in relazione alla situazione che stiamo sperimentando in Italia dal punto di vista sociale e lavorativo?
Le Nazioni Unite nel 2012 hanno lanciato l’idea di classificare la felicità in 155 Paesi del mondo dando luogo al World Happiness Report.
Quest’anno è la Norvegia ad occupare il primo posto seguito dalla Danimarca che deteneva il primato lo scorso anno. Dal secondo posto in avanti abbiamo: Islanda, Svizzera, Finlandia, Paesi Bassi, Canada, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Mentre agli ultimi posti vi sono molti Paesi africani. I criteri considerati per la classifica sono: PIL pro-capite, aspettativa di vita, libertà, generosità, sostegno sociale e assenza di corruzione. Per l’Italia, crediamo non abbiano bisogno di ulteriore commento.
Infine, quale suggerimento dareste a chi si trova davanti ad una scelta difficile come quella dell’espatrio e desidera prendere una decisione realmente consapevole?
Non siamo andati all’estero ma io e mio marito ci siamo trasferiti dal Sud all’estremo Nord dell’Italia senza conoscere nessuno nel nuovo posto scelto per vivere e lavorare.
Ricordiamo quanto è stato doloroso affrontare lo strappamento delle radici. Però non volevamo avere il rimorso di non aver mai provato a cambiare. Ci piacerebbe dire a coloro che vogliono andare via che ciò che oggi è sconosciuto e disorientante, domani apparirà semplicemente normale. Inoltre, esplorare una nuova parte di mondo è anche affascinante, intrigante, oltre che pauroso e, se sapremo confrontarci con una nuova realtà, la nostra maturità non potrà far altro che sbocciare a nuova vita. Se poi saremo riusciti anche a realizzarci… tombola! Perciò, buona fortuna ai prossimi coraggiosi.