Quando si parla di lavoro domestico, quello di colf, badanti e baby sitter tanto per intenderci, si fa un gran parlare di regolarizzazione del contratto, contributi previdenziali, ferie e così via. Una lavoratrice regolarmente assunta ha diritti e doveri come li ha il datore di lavoro. Questo non solo nel rapporto diretto tra lavoratore e datore di lavoro. I diritti ed i doveri sono anche nei confronti del Fisco Italiano, perché anche nel lavoro domestico, gli addetti del settore, a prescindere dalla loro nazionalità, sono tenuti a presentare le dichiarazioni dei redditi e quindi, a pagare le tasse.
Sta facendo scalpore la notizia dell’operazione “Fiera dell’Est” della Guardia di Finanza di Livorno che ha scovato 75 evasori fiscali tra badanti e colf. Lavoratori che pur risultando in regola in quanto a contratto di lavoro, quindi nei confronti dell’Inps, mai avevano presentato dichiarazione dei redditi. Un buco di oltre 3 milioni di euro di tasse evase, questo il conto dei finanzieri, come riporta l’edizione digitale del Corriere della Sera del 21 ottobre. Ma cosa bisogna sapere per non incorrere in problemi di questo genere?
Modello Redditi PF o 730
Quando un soggetto viene regolarmente assunto ha diritto ai contributi previdenziali ed a sfruttare tutto ciò che passa la normativa italiana, prima tra tutti l’assistenza sanitaria.
Servizi che in Italia sono soggetti ad un corrispettivo che per l’appunto sono le imposte sui redditi dovute annualmente da ciascun lavoratore. Due sono i modelli utilizzabili, anche da Colf e badanti per mettersi in regola con l’Irpef, che poi è l’imposta sul reddito delle persone fisiche dovuta da soggetti che producono reddito.
Va utilizzato l’ex modello Unico Persone Fisiche, che adesso si chiama semplicemente modello Redditi PF o il classico 730. Quest’ultimo va utilizzato nella formula “senza sostituto” perché nel lavoro domestico, il datore di lavoro non funge da sostituto di imposta, cioè non effettua a nome e per conto del lavoratore le trattenute o i rimborsi dovuti dai conguagli fiscali annuali.
Il reddito da indicare è quello che si estrapola dalle Certificazioni Uniche rilasciate ogni anno dal datore di lavoro. Anche in questo caso il datore di lavoro domestico non è tenuto a rilasciare la CU, ma deve fornire i dati totali dei soldi erogati nell’anno solare al dipendente tramite una qualsiasi altra certificazione. I rediti da dichiarare sono quelli al netto dei contributi previdenziali versati, anche per la quota spettante al lavoratore.
Limiti ed esenzioni
Non sempre una badante è tenuta alla presentazione della dichiarazione dei redditi. Nel caso di Livorno per esempio, parliamo di lavoratrici di varia nazionalità che percepivano redditi intorno ai 20mila euro all’anno. Nell’esempio riportato dal Corriere della Sera, una badante della Moldavia non ha denunciato 4 anni di stipendio per un totale di 80mila euro.
Va ricordato che la dichiarazione dei redditi deve essere presentata da tutti i lavoratori, sia italiani che stranieri, che prestano attività lavorativa in territorio italiano. L’obbligo scatta per il lavoro domestico solo se il reddito supera gli 8.000 euro per anno solare di lavoro, cioè da gennaio a dicembre, in quello comunemente detto anno di imposta. Sotto questa soglia decade l’obbligo, ma non la possibilità di presentare la dichiarazione dei redditi perché è sempre possibile presentarla quando ci siano da scaricare spese varie come quelle sanitarie o di istruzione, tanto per produrre alcuni esempi. Trattasi di spese (oneri detraibili o deducibili) che spesso danno diritto ad ottenere dal fisco i classici rimborsi di imposta, cioè i rimborsi Irpef che spettano in relazione alle tasse pagate e che vengono erogati alla lavoratrice tramite l’Agenzia delle Entrate.
Uno strumento quello della dichiarazione dei redditi che non va visto solo come utile a pagare le tasse, ma utilizzabile anche per poter percepire il Bonus di 80 euro di Renzi, sempre in base al reddito del lavoratore, oppure per vedersi rimborsare parte delle spese sostenute per le attività sportive o scolastiche dei propri figli. Possibile sanare la situazione relativa anche ad eventuali familiari a carico, come figli o coniuge.