Mentre prosegue più accesso che mai il confronto politico-elettorale sulla riforma Pensioni e su cosa fare della legge Fornero (abolirla o modificarla?), il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Giuliano Poletti firma il decreto che evita l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019 per i lavoratori impegnati in quindici categorie di lavoro ritenute gravose.

Un provvedimento che era atteso già da diverse settimane: dopo il varo della legge di Bilancio 2018 al cui interno era prevista la misura, si attendeva solo il decreto ministeriale. Il ministro Poletti ha già firmato il decreto, come annunciato su Twitter dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Pensioni, il piano delle Acli illustrato al governo e alle forze politiche

Esprimono soddisfazione le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani (Acli). Ma l’associazione di promozione sociale italiana chiede di più e illustra all’esecutivo e alle forze politiche, in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo, la proprie proposte in materia pensionistica.

"La decisione del ministro Poletti - afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli - di esentare 15 professioni gravose dall'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita è – sottolinea - una buona notizia”. Una buona notizia che però non basta per dare le risposte attese ormai da tempo da milioni di lavoratori beffati dalla legge Fornero ancora in vigore. “Andrebbe ristabilito – aggiunge il rappresentante delle associazioni cattoliche italiane - un principio universalistico". Ecco dunque la proposta avanzata alle forze politiche in occasione della tornata elettorale.

Roberto Rossini: accesso alla pensione in una età libera opzionabile

Rossini spiega che tra i punti presenti nel piano Acli illustrato al governo e alle forze politiche in vista delle elezioni del 4 marzo 2018 uno contempla la reintroduzione di un principio universalistico, di flessibilità nell'accesso alla pensione, quindi non più soltanto un accesso selettivo.

La proposta Acli prevede di permettere l’accesso al trattamento previdenziale “in una età libera opzionabile – dice Rossini - da ciascun lavoratore". In particolare "a partire – specifica il presidente nazionale delle Acli - da un requisito anagrafico minimo". Un requisito minimo da stabilire successivamente ma che può essere stabilito "ragionevolmente – prosegue - tra i 63 e i 65 anni”. Le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani propongono di prevedere per l’accesso alla pensione “un rendimento pensionistico crescente o decrescente – spiega infine Roberto Rossini - a seconda dell'età di accesso alla pensione". Le forze politiche faranno proprie le proposte delle Acli? Questo è ancora tutto da capire. Di certa c'è che in questa campagna elettorale il capitolo della riforma pensioni rimane in cima all'agenda politica e il dibattito si fa sempre più acceso.