Il sistema pubblico di identità digitale (spid) avrebbe dovuto permettere alla stragrande maggioranza dei cittadini italiani di accedere, attraverso un’unica password, ai principali servizi pubblici offerti dalle Pubbliche Amministrazioni. Ma la realtà è assolutamente desolante.

Il 31 marzo 2018 scadeva il termine per le PA per rendere disponibili agli utenti i loro servizi con Spid

Nonostante la scadenza, prevista lo scorso 31 marzo 2018, per le 10mila PA per mettersi in regola con i servizi offerti agli utenti, la metà delle stesse non risulterebbe in regola con il rilascio delle password.

L’obiettivo prefissato dalla Ministra alla PA, Marianna Madia, era quello di accreditare al sistema telematico circa 3 milioni di cittadini/utenti. Il Governo avrebbe mancato questo ulteriore traguardo normativo. L’impennata statistica degli accreditamenti, lo ricorda non a caso Valeria Portale, responsabile per questa tematica presso il Digital Innovation del Politecnico di Milano, è dovuto soprattutto alla necessità da parte di alcune categorie di cittadini/utenti di riscuotere i famosi bonus dei 500 euro. In particolare, il personale di ruolo della scuola (Bonus Docenti) e i giovani studenti diciottenni (Bonus Cultura). Solo questi ultimi, a detta delle statistiche, sarebbero più di 600 mila potenziali utenti Spid.

Le principali critiche sul metodo scelto per l’accreditamento a Spid: docenti e 18enni i maggiori utenti

La stessa responsabile Portale, con amarezza, sottolinea che invogliare i cittadini ad accreditarsi al sistema telematico in oggetto esclusivamente attraverso vantaggi economici non serve a molto, soprattutto nel lungo periodo.

Dovrebbe riconoscersi, viceversa, “il valore e la comodità di tale strumento” messo a disposizione a tutti i cittadini italiani. Alcune fonti della presidenza del Consiglio dichiarano che attualmente (dati risalenti a dicembre 2017) su Spid le Pubbliche Amministrazioni sarebbero circa 4-5 mila. Per quanto riguarda il numero degli utenti la stessa fonte parla di 2,3 milioni, dopo più di un anno dall’istituzione del sistema Spid da parte del Governo Renzi (Marzo 2015).

Nonostante sia scaduto lo scorso 31 marzo 2018 il termine affinché tutte le PA attivassero i servizi telematici, ironia della sorte, come spesso avviene nei testi normativi non sono previste alcune sanzioni per le PA inadempienti. Se poi analizziamo nel dettaglio la reale situazione sulla pubblicazione dei servizi su Spid da parte di alcune PA ci accorgiamo che gran parte di queste, mette a disposizione degli utenti solo pochi servizi e non tutti così come prevede la legge.

I casi positivi: le principali PA accreditate con Spid e i loro servizi offerti

Di contro, bisogna anche sottolineare come alcune PA, per esempio Regioni, Inps, Inail, Agenzia delle Entrate e molti Comuni italiani risultano abbastanza operative e allo stato attuale offrono ai cittadini molti servizi telematici.

Attualmente l’identità digitale è utilizzabile per accedere ai principali servizi di consultazione da parte dell’Inps, dell’Inail e, in molti casi, anche per effettuare pagamenti online. A tal proposito si segnalano: Equitalia, il Comune di Roma, la Regione Lombardia ed Emilia Romagna. Non solo, ma Spid viene utilizzato anche per accedere ad alcuni servizi sanitari (SSN): per le prenotazioni, per il ritiro di referti medici o per effettuare il cambio o la scelta del medico curante. Sono tante le Regioni italiane che offrono molti servizi attraverso l’identità digitale e con Spid. Di queste ricordiamo: la Basilicata, l’Emilia-Romagna, il Friuli Venezia Giulia, il Lazio, la Liguria, la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Toscana e il Trentino Alto Adige.