La sociologa Chiara Saraceno e la professoressa Fornero hanno partecipato all'ultima puntata della trasmissione Di Martedì ed hanno espresso forti dubbi circa le misure di uscita anticipata pensate dall'esecutivo M5S-Lega. A detta di entrambe non si garantirà il turn-over, andare in pensione a 62 anni è troppo presto, il debito contratto per mandare in quiescenza oggi pochi lavoratori peserà inesorabilmente sulle future generazioni.

Pensioni anticipate 2019, Fornero: quota 100 regalo immorale

Mandare in pensione oggi attraverso quota 100 poche persone, non accontenterà comunque i lavoratori, e sarà dunque un regalo per una platea ridotta. Una misura che creerà solo danno alle future generazioni. Non è assolutamente certo - dice la Fornero intervenendo su La7 al programma Di Martedì - il turn-over generazionale. Il mandare in pensione oggi prima, creando debito per farlo, non potrà che essere penalizzante per i giovani, che quella pensione rischiano di non averla proprio. Così commenta la professoressa (ex ministro del lavoro nel Governo Monti) sulla manovra bocciata dall’Ue: “La spesa non è finalizzata alla crescita dell’economia.

Si pensa di mandare in pensione qualcuno, in pratica di indebitarsi sul futuro per fare un regalo. E non è morale".

Di parere analogo molti dei presenti in studio tra cui la sociologa Chiara Saraceno che rincara la dose sulle scelte poco accorte dell’esecutivo.

Pensioni 2019, Saraceno: uscire a 62 anni non è giusto, è troppo presto

Andare in pensione (grazie alla nuova quota 100) in anticipo all'età di 62 anni per la Saraceno non è giusto, è troppo presto e le giovani generazioni non meritano di dover avere sulle proprie spalle per 25/30/40 anni il peso delle Pensioni di chi è uscito anzitempo. Un peso eccessivo che si scarica sulla collettività: saranno proprio i giovani, spiega, a subire maggiormente le politiche errate di oggi.

“Lo spread al rialzo porterà all'aumento del debito per le future generazioni”. Chi oggi vuole andare in quiescenza prima, giusto lo faccia, è una libera scelta, ma dovrebbe avere una pensione ricalcolata in base agli anni ipotetici per cui la prenderà, non è giusto - prosegue la Saraceno - che chi decide di ritirarsi dal mondo del lavoro a 62 anni abbia lo stesso rateo pensionistico di chi vi accede a 67, perché va in pensione (a carico della collettività) 5 anni prima. Nel mentre il Governo ha tre settimane di tempo per riscrivere il nuovo testo della manovra da ripresentare perché l’Unione Europea ha bocciato la prima versione: l’esecutivo terrà in considerazione anche il parere di questi 'esperti'? Lo scopriremo nei prossimi giorni.