Dopo le numerose richieste dei sindacati che, da oltre un anno, invocano il rinnovo di contratto per il pubblico impiego, con contestuale aumento medio dei salari, sembra sia giunta la svolta con una nuova proposta da parte del governo al contrario di quanto emergeva in precedenza. L'esecutivo giallorosso infatti, ha reperito le risorse necessarie a garantire aumenti in busta paga per gli statali superiori a 96 euro lordi mensili; questi avranno efficacia con il rinnovo del contratto del comparto pubblico per il triennio 2019-2021.

A regime, ovvero entro il 2021, le risorse messe a disposizione per il rinnovo del contratto dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche saranno di 3,175 miliardi di euro. Sono stati garantiti ulteriori 1,4 miliardi in più rispetto agli 1,775 miliardi già stanziati dal governo precedente per il contratto del 2019-2021 (nello specifico 224 milioni nel 2020 e 1,2 miliardi nel 2021) .

È doveroso sottolineare che, per il settore non Statale come gli enti locali, l'incremento salariale è stimato in 2,53 miliardi che saranno a carico delle amministrazioni territoriali. Dunque, il computo totale delle risorse per il nuovo contratto dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici si attesta in 5,7 miliardi di euro.

La conferma da parte del Ministro della Pubblica Amministrazione

Queste indiscrezioni sono state confermate anche dal ministro della Pubblica Amministrazione Dadone, la quale ha confermato lo stanziamento delle risorse nella nuova manovra, quantificabili in 3,2 miliardi di euro. "Un recupero di potere d’acquisto di circa il 3,5% superiore all’IPCA" (inflazione armonizzata), ha aggiunto.

Il ministro ha inoltre sostenuto che una quota del salario dei dirigenti, responsabili della transizione digitale, dovrà essere commisurata agli obiettivi che questi saranno in grado di raggiungere.

I dubbi ancora da chiarire da parte dell'Esecutivo

Le unioni dei lavoratori chiedono delucidazioni in merito ad alcune incognite non risolte dal governo ovvero: l'attuale elemento perequativo, istituito con la precedente tornata di rinnovi ed erogato ai lavoratori con salari più bassi, dovrebbe essere conteggiato nella cifra di 96 euro o rimarrebbe a parte?

Lo stesso quesito verrebbe posto nel caso dell'Indennità di vacanza contrattuale, presente in busta paga nel periodo che intercorre tra la scadenza di un contratto e l'entrata in vigore di uno nuovo.

Fanno presente le sigle sindacali che, qualora questi due emolumenti fossero compresi nei 96 euro, l'aumento effettivo sarebbe di soli 65 euro, cifra ben al di sotto delle aspettative.

Ulteriori ipotesi allo studio

Infine, si cercherà di venire incontro alle richieste delle associazioni dei lavoratori che invocavano un aumento a tre cifre. Tra le ipotesi ancora allo studio, si prospetta la possibilità di tassare al 10% la quota relativa all'aumento contrattuale (circa 96 euro medi) cosìcchè il lavoratore possa giovare di un aumento più corposo al netto delle imposte.